MYSTIC RIVER
di Clint Eastwood
Con: Sean Penn, Tim Robbins

di Fabio SAJEVA


Clint Eastwood torna dietro la macchina da presa con un thriller maturo caratterizzato da un cast eccezionale. Jimmy Markum (Sean Penn), Dave Boyle (Tim Robbins) e Sean Devine (Kevin Bacon) sono cresciuti insieme in un quartiere operaio di Boston, passando i pomeriggi a giocare a baseball nel mezzo di una strada. Dave viene coinvolto in un rapimento che cambierà per sempre la sua vita insieme a quella dei suoi amici. Venticinque anni dopo i tre si ritrovano uniti da un altro terribile evento: l’omicidio della figlia diciannovenne di Jimmy. Il caso è assegnato a Sean, che nel frattempo è diventato poliziotto, e al suo partner (Lawrence Fishburne) e i due devono arrivare prima di Jimmy, un uomo divorato dall’ansia di trovare l’assassino della figlia. Collegato al crimine da una serie di circostanze, Dave è costretto a confrontarsi con i demoni del suo passato, che minacciano di distruggere il suo matrimonio e qualsiasi speranza di avere un futuro. Mentre le indagini si stringono intorno ai tre amici, si scopre una inquietante storia di amicizia, rapporti famigliari e innocenza perduta troppo presto. Clint Eastwood gioca con l’attenzione dello spettatore costruendo una sorta di videogioco in cui lo sguardo si muove su due livelli, uno psicologico e l’altro, più semplice, alla ricerca del volto del colpevole. Le piste che i luoghi comuni e l’irrazionalità del nostro mondo ci lasciano seguire sono tutte sbagliate e così ci scopriamo schiavi di stereotipi come l’ex galeotto titolare di un negozio di periferia. Il gioco funziona benissimo, come un orologio svizzero ed il finale è un’amara sorpresa. Magnifica l’interpretazione di Tim Robbins che gioca con il non visto, col passato, con i fantasmi della memoria che riesce a far rivivere con un solo sguardo. Come nella maggior parte dei capolavori registici alla base di questo film c’è un romanzo, quello di Tennis Lehane, intitolato "La morte non dimentica" ed edito in Italia da Piemme, che per gli amanti del giallo, a giudicare dal film, vale la pena di non perdere. Quello che rimane è un pessimismo senza via di scampo, in cui gli ultimi sono messi da parte da una società che li vuole colpevoli di tutti i mali del mondo. Il fiume mistico è quello in cui vengono sepolti tutti i peccati, il fiume della vita che scorrendo lascia dietro di sé tutto il male che abbiamo fatto. Eastwood, castigatore di tutte le superficialità della società americana, società stereotipa perché prototipo di quella di massa, società violenta perché prototipo dell’intraprendenza guerrafondaia, mette a confronto due stereotipi di personaggi innocenti, dimostrando che quello apparentemente più innocuo, risulta essere il colpevole, stravolgendo in tal modo qualsiasi meccanismo. La regia di quello che ormai possiamo chiamare a ragione Maestro, è una regia regolare, senza scossoni, compiaciuta sì, ma mai eccessiva. La confezione viene rotta da un paio di errori di montaggio, il più strano dei quali è un errore di raccordo spazio-temporale di una evidenza tale che la sua presenza non si spiega in un film ad alto budget come questo. Il montatore Joel Cox fa qualcosa di incomprensibilmente straniante in un film che vuole invece il massimo coinvolgimento possibile per lo spettatore. Jimmy alla fine del film ha la sensazione di essere stato rapito anche lui, e di vivere ancora, tutti i giorni, in un incubo di dolore, l’incubo di dolore che è la vita di coloro che non riescono a distinguere il male da quelli che dal male vengono semplicemente colpiti o forse l’incubo di dolore che per certi aspetti è la vita di tutti i giorni.
 

Voto: 28/30

02.11.2003

 


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