
Dopo dieci anni dal suo ritorno nella tomba il sacerdote Imhotep viene
resuscitato da un gruppo dai membri di una setta capitanata dal direttore
del British Museum, a cui era stato ceduto il corpo della mummia. Tornati
in vita, Imhotep e la sua compagna Anck-Su-Namun, cercano di guadagnarsi
l'immortalità seminando violenze e terrore. Contemporaneamente Rick ed
Evelyn, ora sposi, ed il loro piccolo figlio Alex, durante una ricerca
archeogica rinvengono il bracciale del dio Anubi, capace di riportare
in vita il Re Scorpione, un mitico guerriero che per aver salva la pelle
dopo una sconfitta in battaglia ha ceduto la sua anima al dio Anubi. Imhotep
e sui scagnozzi rapiscono il piccolo Alex che nel frattempo ha indossato
il bracciale e partono alla volta delle terre d'Egitto, dove si scontrano
con Rick ed Evelyn, il fratello di lei, i guerrieri che combattono il
sacerdote ribelle e le forze oscure del Re Scorpione, srotolando un intrico
di vicende in cui la complicità di Anubi, i disegni del fato e motivazioni
sentimental-familiari si mescolano in un disarticolato calderone di tutti
contro tutti.
Dopo il successo commerciale de LA MUMMIA, il soggetto dell'impavido avventuriero
Rick O'Donnell e della sua amata, destinati a salvare il mondo dalle mire
di devastazione planetaria del mostro risorto dai recessi di una mitica
civiltà, viene ripoposto nella stessa salsa agrodolce del primo episodio:
una trama avventurosa che attinge alla suggestione archeo-mitologica col
carattere di una commedia sgangherata, momenti di suspance, immancabile
sub-plot sentimentale, tanta violenza ed effetti speciali in dosi massicce.
Qui, come nel prcedente LA MUMMIA, i toni del racconto sono impostati
infatti su un equilibrio tuttosommato accettabile tra azione, violenza
e commedia, con qualche leggera divagazione sentimentale.
Questo sequel pretende di riallacciarsi all'originale offrendosi non come
semplice continuazione ma come completamento della storia: infatti si
scopre che la nostra eroina Evelyn oltre che una intellettuale e appassionata
archeologa è la reincarnazione della figlia del faraone egizio infilzato
dal cattivo e la sua invadenza nei loschi affari di Imhotep e compagna
è tutt'altro che casuale. Chiaramente anche la figura di Rick va reinterpretata
secondo la coincidenza enfatizzante di una missione divina: egli porta
il sigillo del guerriero degli dei, predestinato dall'eternità a salvare
la sua amata e sconfiggere il maligno.
Rispetto al suo predecessore e più in generale agli stilemi narrativi
del genere, LA MUMMIA - IL RITORNO introduce la complicazione di una seconda
trama confusamente intrecciata alla principale; accanto al già noto sacerdote
Imhotep compare un nuovo nemico, ancora più potente e terribile del primo,
con la sua personale schiera di servitori e nelle cui membra mortali parrebbe
reincarnatosi ninientedimeno che il dio egizio Anubi. Inutile discutere
sulla banalità della vicenda, riconosciuta persino dai principali personaggi
che più volte affermano "è sempre la stessa storia": l'autocritica tutt'altro
che costruttiva non riscatta certo la mediocrità del plot, ma permette
di distogliersi da sforzi analitici fuori luogo. Inutile soffermarsi sugli
scompensi narrativi o sulla sgradevolezza di personaggi inverosimili,
impastati con una faciloneria tragicamente ridicola e irritante, a cominciare
dalla odioso Alex. Inutile criticare le esagerazioni caricaturali delle
scene d'azione in cui i nostri eroi sfuggono a formidabili sparatorie,
a sproporzionati eserciti di folletti sanguinari, a moltitudini di grossi
coleotteri parassiti di carni umane e alla devastante violenza di gigantesche
montagne d'acqua. Del resto, lo sappiamo, non stiamo trattando di un film
di Antonioni ma di un prodotto industriale in cui la demenza intellettuale
è compresa nel prezzo del biglietto e la virtù dell'opera va cercata altrove:
nelle potenzialità di intrattenimento e nella capacità attrattiva dell'impatto
visivo. Su questo piano LA MUMMIA IL RITORNO non delude di certo le aspettative
del grande pubblico e supera forse per la completezza della elaborazione
formale il suo predecessore. Sommers riesce a dispiegare senza economia
un impianto scenografico imponente, orchestrando con molto mestiere gli
scenari naturali del Marocco e della Giordania con quelli artificiali
degli studi londinesi di Shepperton, e arredandoli di figure mostruose
e gingilli costruiti con gusto e fantasia visionaria. Gli effetti speciali
sono di serie A e vantano la maestria di un virtuoso talento tecnico.
Il dinamismo dell'azione è plasmato con considerevole efficacia e satura
le scene con una potenza indiscutibile; è molto interessante l'effetto
ipercinetico ottenuto mediante l'utilizzo di una millimetrica stop-motion
e del falso raccordo nelle scene di combattimento.
Per i patiti del cinema luna-park una notevole performance registica.
Voto: 24/30
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