MS. CALDICOT'S CABBAGE WAR
di Ian Sharp

Il film racconta la storia della battaglia interiore di una signora sessantenne, Thelma (Pauline Collins) vittima di un marito tiranno e di una vita triste e ripetitiva che improvvisamente si trova alle prese con uno stravolgimento totale della propria esistenza dovuto alla morte del marito (che avviene, in modo surreale, per una pallinata di cricket in piena faccia) e al suo conseguente trasferimento in una casa di riposo per anziani. La donna, per nulla rattristata dalla perdita, reagisce alla scomparsa del marito in modo insolito, decapitando tutti i crisantemi che lui coltivava con amore e le sue mazze da cricket. Il figlio a la cognata di Thelma approfittano della situazione per rinchiudere la donna nella casa di riposo contro la sua volontà, e per appropriarsi con l'inganno della sua casa e dei suoi averi. Ma tutti questi cambiamenti e l'incontro con gli altri anziani della casa fanno crescere in Thelma il desiderio di ribellarsi alle ingiustizie che da sempre l'hanno privata della sua libertà e della sua dignità. E così, in un susseguirsi di ironiche e divertenti sequenze, Thelma cambierà la propria vita e stravolgerà anche quella degli altri ospiti della casa, ma sarà finalmente felice.
Una favola che nasce da un romanzo di Vernon Coleman, dove però al centro della storia c'era il monologo interiore della donna e che lo sceneggiatore ha aggiustato in modo da rendere possibile la realizzazione di una commedia garbata e piacevole, in piena linea con lo stile anglosassone.
Durante la conferenza stampa il regista ha raccontato che il film è stato girato in appena 25 giorni e questo "non ha permesso a nessuno di capire bene di cosa si stesse parlando". In effetti il film è spesso confuso, nel senso che accanto al tema della lotta interiore di Thelma si affianca in modo forte anche il problema sociale del ruolo degli anziani nella nostra società e spesso sembra che lo stesso regista si perda. Anche la struttura non risulta omogenea. La prima scena é sicuramente la più divertente e anche la più curata dal punto di vista cinematografico: ci sono Thelma e suo marito in cucina e mentre lei lava i piatti, lui sorseggia il suo tè, molto infastidito dal rumore di stoviglie e dalla presenza della donna nella stanza. Sharp spiega che con quella scena ha voluto rendere la condizione di sottomissione e di mancanza di amore a cui era sottoposta Thelma: "Perciò tutti i suoni e tutti i rumori sono stati amplificati, per rendere al meglio l'infastidimento e l'irritazione a cui la coppia era arrivata nella forzosa convivenza in due mondi separati". Ma nel momento in cui scoppia la tragedia, il registro cambia e prende il sopravvento l'elemento favolistico, con tanto di lieto fine. "Il lieto fine ha un senso in rapporto alla vita che Thelma avrebbe condotto se non fosse successa la tragedia della morte del marito. Io ho voluto far capire che esiste la speranza per una donna, in ogni momento della vita, di cambiare e di guardarsi allo specchio dopo tanti anni e di scoprirsi bella".
Sharp ci tiene a sottolineare che il problema degli anziani, nel suo paese è molto sentito, perché spesso il destino di chi non produce è quello di essere abbandonato. Ma le case di riposo sono molto costose e molte volte conviene trasformarle in appartamenti da vendere a caro prezzo. E quindi molte persone anziane rischiano di ritrovarsi senza una casa, né un posto dove andare, né, soprattutto una collocazione nella società.
Ma anche il tema della liberazione interiore è molto sentito dal regista: "L'opporsi alla tirannide e al dispotismo è fondamentale per non sentirsi morti. La passività può trasformarsi in ogni momento in attività e anche se tratto questo tema con umorismo, questo è dovuto allo cultura a cui appartengo che si è sempre servita dell'ironia per affrontare i grossi drammi della vita".
In chiusura il regista ha reso omaggio a Laudadio e agli organizzatori del festival che sono riusciti a creare uno spazio in cui proprio in virtù del fatto che non esiste la competizione è possibile far emergere i piccoli film, girati senza grandi soldi, ma con cura e con amore.

Francesca MANFRONI
04 - 01 - 02


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