
Mark Pellington è autore poco conosciuto ma piuttosto solido. Nel
1999 ARLINGTON ROAD fu una sorpresa di tensione narrativa ed equilibrio
registico. Un po' sotto - conviene premetterlo - va collocato questo suo
nuovo film per quanto, per diverse ragioni, possieda vertici emotivi piuttosto
inconsueti.
Dovendo rispondere alla classica domanda relativa al genere, THE MOTHMAN
PROPHECIES rientrerebbe nella nebulosa categoria del fantastico. Con una
premessa: è tratto (o meglio trae ispirazione) da fatti documentati
e piuttosto noti, almeno agli amanti di certa letteratura. Gli accadimenti
in questione riguardano il concatenarsi di (presunte?) apparizioni di
un'entità, a metà tra spettro e creatura mitologica, il
cui aspetto sinistro gli è valso il nome del titolo: uomo-falena.
Luogo delle visite: Point Pleasant, West Virginia, fine anni '60. Molti
cittadini affermarono e testimoniarono di averlo incontrato. Si disse
poi - il libro è opera di John A. Keel - che il compito di tale
"essere" consistesse nell'annuncio di imminenti tragedie, ma
non nella capacità di evitarle. A Point Pleasant - ad avvistamenti
già noti - ebbe luogo un incidente eccezionale.
Fin qui le cose certe, poi deve subentrare il cinema. Poteva bastare la
"forza" di una vicenda simile a reggere da sola la durata media
di un film? E fino a che punto era lecito romanzare? Sicuramente il film
di Pellington ha nella sua prima parte, incentrata più o meno per
intero sul racconto dei fatti, quella più incisiva. Con l'espediente
-- piuttosto comune - del giornalista coinvolto in prima persona nella
storia, lo spettatore viene infatti messo al corrente (e decisamente coinvolto)
della natura dei fatti. Pur trattandosi, come dicevamo, di un film "fantastico",
alcune soluzioni narrative (tra tutte quella "via cavo") tolgono
al racconto la verosimiglianza necessaria a mantenere del tutto a regime
il meccanismo della tensione.
Quali erano i rischi della riduzione filmica di un simile episodio? Già
il semplice racconto delle circostanze è sufficiente a ricordare
- almeno agli occhi più educati a certa produzione cine-televisiva
statunitense - lo spirito originale della serie X-FILES, ma anche i relativi
cascami (non ultimo il lungometraggio che ne venne tratto). Azzardo da
mettere tra virgolette, dal momento che, per quanto con le ovvie oscillazioni,
le vicende di Mulder e Scully non hanno mai perso il loro seguito. Secondo
riferimento: IL SESTO SENSO. Moltissimi film (non ultimo THE GIFT di Raimi
e Bob Thornton, ma poi DRAGONFLY, ecc.) gli debbono qualcosa, anche se
alcuni - come è il caso in questione - hanno avuto il pudore di
farne propria la lezione, non la storia. L'intuizione di entità
soprannaturali le cui intenzioni, verso i vivi, non sono malvagie viene
dritta dal film di Shyamalan. Al di là comunque di ogni calcolo
commerciale, la vera forza della pellicola - la debolezza invece è
Richard Gere (cui tuttavia pare si debba l'intuizione iniziale) - è
nell'origine storica della vicenda: circostanza capace, anche a visione
conclusa, di mettere i brividi. E' ciò nonostante il ricorso ad
alcune soluzioni visive non troppo genuine.
Un'ultima osservazione: non conosciamo con sicurezza il momento in cui
il progetto THE MOTHMAN PROPHECIES è stato partorito, ma è
impossibile tralasciare alcuni - anche se sotterranei - riferimenti "emotivi"
all'11 settembre. Un qualcosa a metà tra racconto di una tragedia
collettiva (per quanto in sedicesimo) e il tentativo di "alleggerire"
l'angoscia, condotto coi timidi mezzi della speranza nella possibilità
di un qualche punto di riferimento, sia pure sovrumano.
Voto: 28/30
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