Nel
2008 un documentario televisivo racconta, tramite filmati e interviste a chi
ha partecipato all’evento, l’attentato che ha portato all’uccisione di
George W. Bush dopo una giornata di violenti cortei cittadini. Le indagini
di polizia ed FBI per scovare il colpevole si concentrano inizialmente su
soggetti di origine islamica, ma la soluzione del caso sarà più complicata
del previsto.
Regista dalla lunga esperienza nel campo del giornalismo televisivo, Range
realizza una perfetta fusione fra filmati reali (la maggior parte) e
immagini fittizie, dimostrando ma probabilmente non ce n’era bisogno
come l’ipotesi di un attentato a Bush non sia affatto azzardata, ma al
contrario sia radicata su circostanze concrete e reali. Peccato che poi la
sceneggiatura, scritta dallo stesso regista, si adagi comodamente, e
noiosamente, su quest’unica idea, che rivela così il suo aspetto meramente
sensazionalistico. La violenza che genera altra violenza, i pregiudizi nei
confronti dei cittadini musulmani che porta le autorità a calpestare senza
remore i loro diritti, la presidenza Bush come specchio della società
americana e quindi come dato di fatto comunque inevitabile: le conseguenze
dell’attentato, che dovrebbero costituire il fulcro del film, sono esposte
con superficialità e qualunquismo (non una critica, ma nemmeno una difesa,
si muove nei confronti del governo in carica), e comunque non si discostano
da considerazioni ampiamente condivise e presenti in qualsiasi servizio
giornalistico. L’idea di aderire completamente all’estetica televisiva, poi,
può essere efficace, ma è un prezzo troppo alto da pagare, che finisce per
far perdere forza all’impatto visivo del film.
Voto: 24/30
08:03:2007 |