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moonrise kingdom una fuga d'amore
di Wes Anderson |
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30/30
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Non smette di stupire Wes Anderson, visionario talento texano dallo stile personalissimo. Il suo ultimo lungometraggio, MOONRISE KINGDOM, scritto insieme con l’amico e collega Roman Coppola, è un capolavoro di delicatezza ed equilibrio. Una tipica commedia andersoniana dal sapore agrodolce, che vanta, come sempre, un cast d’eccezione: oltre ai due splendidi debuttanti Jared Gilman e Kara Hayward, il film conta infatti attori del calibro di Bruce Willis, Edward Norton, Francis McDormand, Tilda Swinton e Bob Babalan, oltre agli ormai attori-feticcio Bill Murray e Jason Schwartzman. Presentato all’ultimo Festival di Cannes, ma uscito in Italia solo il 5 dicembre, il film è la storia strappacuore di due dodicenni in fuga, sullo sfondo dei boschi del New England nella metà degli anni ’60. Lei, Suzy Bishop, cinica eroina adolescente, a metà tra Lolita e Anna Karina, il cui sogno è quello di fuggire da una famiglia borghese che, lungi dal comprenderne la sensibilità, la reputa una “figlia problematica”. Lui, Sam Shakusky, orfano affidato a una famiglia che lo considera troppo “difficile” per continuare ad occuparsene. Si conoscono in occasione della rappresentazione parrocchiale de “Il carnevale degli animali” di Leonard Bernstein e Benjamin Britten, nel quale la giovane Suzy interpreta la parte di un corvo di poeiana memoria. Attraverso una corrispondenza epistolare durata all’incirca un anno, i due mettono in atto il loro piano. La loro è una fuga dall’indifferenza di un mondo, quello adulto, dal quale si sentono già anni-luce distanti. È una fuga dialettica, che scompone la realtà per rimetterla insieme e restituirla sotto un’altra luce. Una fuga d’amore che metterà a soqquadro un’intera comunità, prendendo le mosse, sul piano narrativo, dalla geniale, sottilissima analogia con la “Variazione e fuga su un tema di Henry Purcell” di Benjamin Britten (guida musical-spirituale del film), ascoltata dai tre detestabili e detestati fratelli minori di Suzy. Un film poetico e mitopoietico, con una trama densissima; un’avventura ricca di variazioni (narrative, cromatiche, linguistiche, fotografiche), di momenti di tensione, di duelli all’ultimo sangue. "MOONRISE KINGDOM è un film universale, perché tutti possono identificarsi con i personaggi," ha affermato il produttore Jeremy Dawson. È la storia di un primo amore, quell’amore incosciente e puro che vince su tutto.
Il film ripropone i principali topoi della
poetica cinematografica andersoniana, dalla ricerca dell’amore - familiare
ed extra-familiare - alle incomprensioni nelle relazioni umane. Una storia piena di dolcezza, che ci riporta ai vecchi film della Nouvelle Vague (evidente è l’omaggio al Godard di PIERROT LE FOU nelle scene girate sulla baia di Moonrise Kingdom, un po’ meno evidenti le citazioni rohmeriane) e ci ricorda quanto talento è necessario per invecchiare senza diventare adulti. |
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Moonrise
Kingdom |
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