
In una cittadina del sud degli Stati Uniti, si incrociano i destini di
Hank Grotowski (Billy Bob Thornton), guardia penitenziaria che lavora
nel "braccio della morte" della prigione locale e della bella Leticia
(Halle Berry), cameriera di colore il cui marito è stato giustiziato,
a sua insaputa, proprio per mano di Hank. La prima parte del film mette
a nudo lo sfascio esistenziale dei personaggi: Hank, succube di un "padre
padrone" razzista e incattivito dalla vita, perde moglie e figlio, entrambi
suicidi; Leticia, donna di colore in un paese che odia gli "sporchi negri",
cerca di tirare avanti come può, con un figlio affetto da obesità e un
marito finito sulla sedia elettrica dopo undici anni di attesa. E poi,
la svolta. Una sera, durante un terribile temporale, mentre Hank (che
nel frattempo ha cambiato mestiere, ora gestisce una stazione di servizio)
sta tornando a casa, scorge sul ciglio della strada Leticia. Disteso accanto
a lei c'è il figlio ferito. La donna gli spiega che è stato investito
da una macchina e lo implora di aiutarlo. La corsa disperata verso l'ospedale
non salva la vita al ragazzo ma Hank e Leticia, accomunati da una
medesima sorte avversa (ma ancora ignari della macabra circostanza che
li lega), hanno l'occasione di conoscersi meglio, di condividere il reciproco
dolore, di innamorarsi. Ma dove potrà portare un amore nato su queste
basi? Può essere l'inizio di una nuova vita o è solo la premessa
all'ennesimo dramma? Tragedie a ripetizione, complesse tematiche sociali
sullo sfondo (la pena di morte, il razzismo, la povertà materiale e l'arretratezza
culturale ancora radicate nel profondo sud degli Stati Uniti, ma anche
il degrado della famiglia, dei valori, ...), l'amore come (forse) unica
ancora di salvezza in un mondo di antieroi che cercano di sopravvivere.
Quella di MONSTER'S BALL (il "ballo del mostro" del titolo originale si
riferisce al macabro balletto del condannato a morte sulla sedia elettrica)
è una storia che il cinema ha già raccontato un numero indefinibile di
volte: due poveri cristi che si ritrovano, dopo un lungo e tormentato
cammino, a percorrere un tratto di strada insieme; anime alla deriva accomunate
solo dalle disgrazie che la vita ha riservato loro e che provano a ricominciare,
nonostante tutto e tutti. Un film duro e anomalo, che non risparmia violenza
e scabrosità ma nemmeno grossolanità e qualche colpo basso e che deve
quasi esclusivamente al suo formidabile cast se ha saputo far parlare
così tanto e così bene di se. Hank e Leticia hanno personalità complesse
e articolate, a volte difficili da comprendere e non esenti da colpe;
insomma, personaggi veri che sia la neo-Oscar Halle Berry (prima afroamericana
a riuscire, meritatamente, nell'impresa) che Billy Bob Thornton riescono
a sfaccettare in modo superbo. Marc Forster (giovane regista di origine
europea) fa la sua parte dirigendo con lo stile del bravo "professorino",
osservatore lucido, freddo e distaccato dei torti e delle miserie umane
(con la tipica e a tratti un po' fastidiosa "maniera" di chi si è fatto
le ossa nel cinema indipendente americano). Il regista infonde al film
un andamento lento e meditativo; dilata nel tempo i momenti potenzialmente
più carichi di tensione "raggelando" ogni possibile caduta nel melodrammatico;
va alla ricerca di inquadrature alternative, sa creare atmosfere stranianti
anche grazie ad una colonna sonora ambient costantemente in sottofondo.
In conclusione, niente di nuovo sotto il sole, ma comunque realizzato
in modo più che dignitoso e forte di un manipolo di attori in stato di
grazia.
Voto: 25/30
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