MEN OF HONOR
di George Tillman Jr.
con Robert De Niro, Cuba Gooding Jr., Charlize Theron, Michael Rapaport



MEN OF HONOR: la storia è quella di un ragazzo nero cresciuto nella campagna del sud degli Stati Uniti, il quale vuole diventare il primo palombaro della marina in un'America ancora intollerante e razzista degli anni'60. Il ragazzo si chiama Carl, è venuto su accanto a un padre contadino e di sani principi che dopo una paio di scene gli rivela la massima da portare con sé ogni giorno: non ti arrendere mai. Seguiranno il suo arruolamento nella marina militare e l'episodio fortuito che lo condurrà dritto verso il suo destino. Nel film sono presenti temi interessanti e stuzzicanti come l'odio razziale, la fiducia in se stessi e nel proprio destino, ma il loro trattamento scivola via, così, senza alcuna pietà per lo spettatore, verso la più pura banalità. Un film dalle buone intenzioni che decide di raccontare la storia vera di un uomo solo con se stesso in un ruolo assai poco considerato e anche poco conosciuto dalla mitologia collettiva: quello del palombaro della marina militare, tanto che la forza sembra stare proprio lì, nella novità e nella curiosità della trama. Ma la narrazione scade nei luoghi comuni, e scadere nei luoghi comuni in maniera quanto mai banale e sorpassata, porta con sé, inevitabilmente, personaggi piatti, stereotipati, scadenti, mai davvero "vivi". Cuba Gooding Jr. interpreta malamente la figura di un uomo che lotta contro tutto e tutti con una recitazione così insignificante da far sembrare la lotta per il suo destino semplicemente un capriccio, e l'odio razziale solo un pretesto inutile alla storia ed utilissima agli autori.
Ed utilissima sembrava a loro pure la storia con la dottoressa, anch'ella nera, la ragazza dolce di turno tanto vista e rivista da un qualunque spettatore medio che finisce inevitabilmente per appesantire e alla lunga infastidire. In tutta questa baraonda non dimentichiamoci il buon R. De Niro, uno dei pochissimi attori in circolazione letteralmente "incapaci" a recitare. La buona recitazione per loro è come sedersi a tavola e mangiare. Impersona, nelle vesti di istruttore della scuola per palombari, la classica figura del "mentore", e cioè quel personaggio che scopre ed esalta le qualità del protagonista (Cuba Gooding Jr), il quale, tra l'altra, è sempre lì pronto con la mascella serrata ad affrontare qualunque follia, purchè sia eroica, purchè lo esalti, purchè lo faccia "brillare". Ma quella che brilla è la sua goffaggine, la sua costante stentatezza a percorrere una storia che stenta anch'essa a muoversi e a filare via. Nemmeno il buon De Niro, troppo preso ad accendere una pipa cinese di legno che si spegne continuamente - come la tensione del film - riesce a risollevarlo e a portarlo nella sua orbita che ricorda solo tristemente le magnifiche indimenticabili interpretazioni con M. Scorsese. L'unica cosa che riesce a commuovere infatti, in una trama che esplicitamente cerca la lacrima dello spettatore, è la presenza di De Niro, un alieno in un paese straniero.
Durante la visione di un film, e così per la fruizione di qualunque opera artistica, ci dovremmo chiedere tutti cosa ci si vuole comunicare in quel preciso momento e in quella maniera. In MEN OF HONOR il messaggio sembra essere "Credeteci tutti, fino in fondo". Carl diventerà infatti primo palombaro nonostante l'amputazione di una gamba. Personalmente, non so voi, quello cui continuerò a credere fino in fondo è la bellezza delle storie e la loro sincerità; crederò sempre sinceramente a storie sincere.
MEN OF HONOR è una storia vera, d'accordo, ma è raccontata male ed il tentativo forzato ed esplicito di commuovere lo spettatore la guasta, irreparabilmente.

Voto: 20/20

Giuseppe SCATA'
17 - 08 - 01


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