
Moscio e inutile remake del film QUELLA SPORCA ULTIMA META, diretto nel
1974 da Robert Aldrich e interpretato da Burt Reynolds. A parte la diversa
ambientazione e il calcio al posto del football americano, la storia si
ripete pari pari. Il famoso calciatore inglese Danny Meehan soprannominato
"Mean Machine" (interpretato da Vinnie Jones, ex vero giocatore professionista
nel Wimbledon) da idolo delle folle sui campi di calcio si ritrova adesso
nella polvere. Travolto dallo scandalo delle partite truccate (è colpevole
di aver venduto la partita Inghilterra-Germania, nella quale ha causato
volontariamente il rigore che ha fatto vincere i tedeschi) passa il tempo
a sbronzarsi e a rimpiangere i bei tempi quando aveva ancora successo
e potere. Dopo l'ennesima bravata (guida in stato di ubriachezza e resistenza
violenta a due agenti) Danny subisce una condanna esemplare a tre anni
di prigione. In carcere, se vuole sopravvivere, dovrà adattarsi in fretta
al nuovo ambiente e ai suoi nuovi compagni, il tipico campionario di avanzi
di galera qui al gran completo (lo psicopatico cattivo, lo psicopatico
buono, l'anziano saggio, il boss, il giovane ingenuo, il bonaccione, ecc...per
alcuni egli è ancora un idolo, per altri solo uno sporco "traditore" che
ha venduto la nazionale...). Non possono ovviamente mancare all'appello
il proverbiale secondino sadico e violento e un viscido direttore (Hemmings,
chi si rivede...), impelagato nei debiti a causa del suo hobby per le
scommesse. Il riscatto di Danny potrebbe arrivare quando accetta di allenare
una squadra di detenuti per un incontro contro la squadra semiprofessionale
delle guardie carcerarie ma dovrà vedersela con il direttore che ha scommesso
tutto sulle guardie ed è fortemente deciso a far vincere la sua squadra.
Prodotto da Guy Ritchie, riecco dunque la vicenda dell'ex campione sportivo
che, al nadir della sua parabola esistenziale, ritrova orgoglio e dignità
quando riesce a coalizzare intorno a se un gruppo di scarti della società,
a farne una squadra e, in nome degli ideali sportivi della lealtà e dell'impegno
a lottare per una meta comune, a farli sentire ancora esseri umani fieri
di sé. La crudezza e i cliché tipici del film di ambientazione carceraria
della prima parte vengono via via stemperati da situazioni e personaggi
di alleggerimento e alla fine prevalgono i toni della commedia; purtroppo,
sia in un caso che nell'altro si assiste a qualcosa di posticcio, improbabile,
senza spessore, senza guizzi di originalità che ne giustifichino veramente
l'esistenza. Alcuni caratteristi sfoggiano la loro simpatia, altri
la professionalità, la partita di calcio finale (che pugni, falli e scorrettezze
di ogni tipo fanno sembrare più ad un incontro di rugby) strappa a tratti
qualche sorriso, Vinnie Jones dimostra di saperci fare con i piedi; tutto
il resto fa venire voglia di andare a noleggiare la cassetta del film
di Aldrich. L'Inghilterra non è l'America, il calcio non è il football
americano e una storia che poteva funzionare bene trent'anni fa oggi,
nelle mani dell'esordiente Barry Skolnick (che prima faceva videoclip
e spot), si farà dimenticare molto in fretta.
Voto: 18/30
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