MEAN MACHINE
di Barry Skolnick
con Vinnie Jones e David Hemmings



Moscio e inutile remake del film QUELLA SPORCA ULTIMA META, diretto nel 1974 da Robert Aldrich e interpretato da Burt Reynolds. A parte la diversa ambientazione e il calcio al posto del football americano, la storia si ripete pari pari. Il famoso calciatore inglese Danny Meehan soprannominato "Mean Machine" (interpretato da Vinnie Jones, ex vero giocatore professionista nel Wimbledon) da idolo delle folle sui campi di calcio si ritrova adesso nella polvere. Travolto dallo scandalo delle partite truccate (è colpevole di aver venduto la partita Inghilterra-Germania, nella quale ha causato volontariamente il rigore che ha fatto vincere i tedeschi) passa il tempo a sbronzarsi e a rimpiangere i bei tempi quando aveva ancora successo e potere. Dopo l'ennesima bravata (guida in stato di ubriachezza e resistenza violenta a due agenti) Danny subisce una condanna esemplare a tre anni di prigione. In carcere, se vuole sopravvivere, dovrà adattarsi in fretta al nuovo ambiente e ai suoi nuovi compagni, il tipico campionario di avanzi di galera qui al gran completo (lo psicopatico cattivo, lo psicopatico buono, l'anziano saggio, il boss, il giovane ingenuo, il bonaccione, ecc...per alcuni egli è ancora un idolo, per altri solo uno sporco "traditore" che ha venduto la nazionale...). Non possono ovviamente mancare all'appello il proverbiale secondino sadico e violento e un viscido direttore (Hemmings, chi si rivede...), impelagato nei debiti a causa del suo hobby per le scommesse. Il riscatto di Danny potrebbe arrivare quando accetta di allenare una squadra di detenuti per un incontro contro la squadra semiprofessionale delle guardie carcerarie ma dovrà vedersela con il direttore che ha scommesso tutto sulle guardie ed è fortemente deciso a far vincere la sua squadra. Prodotto da Guy Ritchie, riecco dunque la vicenda dell'ex campione sportivo che, al nadir della sua parabola esistenziale, ritrova orgoglio e dignità quando riesce a coalizzare intorno a se un gruppo di scarti della società, a farne una squadra e, in nome degli ideali sportivi della lealtà e dell'impegno a lottare per una meta comune, a farli sentire ancora esseri umani fieri di sé. La crudezza e i cliché tipici del film di ambientazione carceraria della prima parte vengono via via stemperati da situazioni e personaggi di alleggerimento e alla fine prevalgono i toni della commedia; purtroppo, sia in un caso che nell'altro si assiste a qualcosa di posticcio, improbabile, senza spessore, senza guizzi di originalità che ne giustifichino veramente l'esistenza.  Alcuni caratteristi sfoggiano la loro simpatia, altri la professionalità, la partita di calcio finale (che pugni, falli e scorrettezze di ogni tipo fanno sembrare più ad un incontro di rugby) strappa a tratti qualche sorriso, Vinnie Jones dimostra di saperci fare con i piedi; tutto il resto fa venire voglia di andare a noleggiare la cassetta del film di Aldrich. L'Inghilterra non è l'America, il calcio non è il football americano e una storia che poteva funzionare bene trent'anni fa oggi, nelle mani dell'esordiente Barry Skolnick (che prima faceva videoclip e spot), si farà dimenticare molto in fretta.

Voto: 18/30

Loris SERAFINO
26 - 05 - 02


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