
Un coyote per le
strade di L.A. . Ed un lupo nascosto in un Taxi con una lista di invitati al
proprio banchetto.
Inevitabilmente paragonato, almeno a priori, a
Taxi Driver per tematiche ed
ambientazione metropolitana, questo
Collateral, nuovo lavoro di Michael Mann, condivide con il film di
Scorsese unicamente l’idea di adottare un Taxi come motore della storia.
Innanzitutto siamo a Los Angeles e non a New York, dunque non in una cab
city, ma in un’entità che per certi versi ancora non riconosce l’uomo
come proprio abitante ed invita il deserto che la circonda ad invaderla. A
Mann, poi, non interessa la poetica del disagio di Scorsese; il personaggio
di Tom Cruise, un sicario che rapisce un tassista (il bravissimo Jamie Foxx)
perché gli faccia da autista durante una notte di violenza, non è un reietto
né un impaurito, ma piuttosto un lupo che sbrana su commissione, nella
migliore tradizione delle caratterizzazioni hard boiled di Mann.
L’interazione tra gli occupanti del Taxi, l’attonito autista ed il sadico
Cruise, è necessariamente tesa, in particolar modo nella prima metà del
film, che all’azione selvaggia predilige un approccio di sottile analisi dei
caratteri la cui riuscita è per lo più affidata all’ottima capacità di
gestione dei tempi drammatici di Mann. Vagamente logorroico Cruise, che
sembra dimenticare di essere uno spietato emissario della mietitrice ed in
più di un’occasione si lascia andare a pistolotti di relativo interesse
sulle difficoltà di relazione tra gli esseri umani, mentre ben più
convincente è Jamie Foxx che, pur trovandosi nella situazione di dover
caratterizzare un personaggio non eccessivamente sfumato, riesce meglio di
Cruise ad ammantare di una certa plausibilità la relazione che si instaura
tra Max e Vincent. Nonostante certe notevoli trovate registiche, un
parsimonioso ma riuscito utilizzo del digitale e la descrizione di una Los
Angeles inquietante ed avvolgente, il film arriva a collassare in un finale
all-action fortemente convenzionale che segna la morte di ogni speranza di
plausibilità/realisticità ascrivibile a
Collateral. Lo si è definito
thriller “pirandelliano” per il transfert che si crea tra i personaggi ed il
relativo confondersi delle identità, ma più prosaicamente ci sembra di poter
dire che questo nuovo lavoro di Mann è un solido film d’azione, con buone
trovate e qualche guizzo, quasi affossato da un Tom Cruise che poco ha a che
vedere con il personaggio che interpreta ed un finale “allineato” con
cattivi morti e buoni innamorati. Già visto.
Voto 25/30
03:09:04
Tutte le
recensioni di Venezia 2004 |