da 61ma mostra del cinema di venezia

Collateral

di Michael Mann
Con: Tom Cruise, Jamie Foxx

di Riccardo FASSONE

Un coyote per le strade di L.A. . Ed un lupo nascosto in un Taxi con una lista di invitati al proprio banchetto.

Inevitabilmente paragonato, almeno a priori, a Taxi Driver per tematiche ed ambientazione metropolitana, questo Collateral, nuovo lavoro di Michael Mann, condivide con il film di Scorsese unicamente l’idea di adottare un Taxi come motore della storia. Innanzitutto siamo a Los Angeles e non a New York, dunque non in una cab city, ma in un’entità che per certi versi ancora non riconosce l’uomo come proprio abitante ed invita il deserto che la circonda ad invaderla. A Mann, poi, non interessa la poetica del disagio di Scorsese; il personaggio di Tom Cruise, un sicario che rapisce un tassista (il bravissimo Jamie Foxx) perché gli faccia da autista durante una notte di violenza, non è un reietto né un impaurito, ma piuttosto un lupo che sbrana su commissione, nella migliore tradizione delle caratterizzazioni hard boiled di Mann. L’interazione tra gli occupanti del Taxi, l’attonito autista ed il sadico Cruise, è necessariamente tesa, in particolar modo nella prima metà del film, che all’azione selvaggia predilige un approccio di sottile analisi dei caratteri la cui riuscita è per lo più affidata all’ottima capacità di gestione dei tempi drammatici di Mann. Vagamente logorroico Cruise, che sembra dimenticare di essere uno spietato emissario della mietitrice ed in più di un’occasione si lascia andare a pistolotti di relativo interesse sulle difficoltà di relazione tra gli esseri umani, mentre ben più convincente è Jamie Foxx che, pur trovandosi nella situazione di dover caratterizzare un personaggio non eccessivamente sfumato, riesce meglio di Cruise ad ammantare di una certa plausibilità la relazione che si instaura tra Max e Vincent. Nonostante certe notevoli trovate registiche, un parsimonioso ma riuscito utilizzo del digitale e la descrizione di una Los Angeles inquietante ed avvolgente, il film arriva a collassare in un finale all-action fortemente convenzionale che segna la morte di ogni speranza di plausibilità/realisticità ascrivibile a Collateral. Lo si è definito thriller “pirandelliano” per il transfert che si crea tra i personaggi ed il relativo confondersi delle identità, ma più prosaicamente ci sembra di poter dire che questo nuovo lavoro di Mann è un solido film d’azione, con buone trovate e qualche guizzo, quasi affossato da un Tom Cruise che poco ha a che vedere con il personaggio che interpreta ed un finale “allineato” con cattivi morti e buoni innamorati. Già visto.

Voto 25/30

03:09:04

 

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