MA MÈRE
di Christophe Honoré
Con: Isabelle Huppert, Louis Garrel

di Emilio RANZATO


Dopo la morte del padre, l’inibito e religioso adolescente Pierre (Garrel) scopre che la venerata madre (Huppert) è una laida pervertita all’ultimo stadio. Per amore, diventerà anche lui un maniaco incestuoso.
Dopo EVILENKO e NUDISTI PER CASO pensavamo di aver già assistito quest’anno al peggio del peggio che il cinema, e la vita in generale, possa offrire. Che tempi spensierati erano quelli, e quanto eravamo ingenui. Ora, uno sconosciuto ladro di cineprese d'oltralpe ci spinge impietosamente oltre il ciglio del baratro stravolgendo l’omonimo romanzo di Georges Bataille, e svilendo vergognosamente il rapporto fra eros e thanatos che ne costituisce il perno.
Che poi, questo MA MÈRE, confezionato pure con una certa cura, non sarebbe stato altro che concime per i campi se non tentasse in ogni fotogramma di apparire un capolavoro(?!). E’ questo tipo di pretese astronomiche a renderlo qualcosa di veramente abominevole. Un tono moralistico e sessuofobico (le donne sono tutte baldracche, i gay tutti assatanati), azioni che vorrebbero apparire ermetiche ma risultano soltanto prive di senso, personaggi e interpreti di rara molestia, dialoghi di una volgarità tale da rendere i film con Bombolo proiezioni da salotto inglese all’ora del tè, sequenze oniriche da urlo (di dolore) e riflessioni mistico-filosofiche a dir poco vacue che cercano malamente di legittimare le poche e squallidissime scene di sesso (ma anche preso come film erotico non ecciterebbe un galeotto siciliano): questo è MA MÈRE. Un film che vuole male al cinema, che vuole male al sesso, che vuole male all’umanità, e che per questo merita di sparire immediatamente dalla circolazione. Anche se temiamo che certe scene, come quella in cui Pierre “copula” con le riviste pornografiche della madre per poi urinarvi sopra, o come quella finale, dove sempre Pierre si masturba per l’ennesima volta dopo aver aiutato sua madre a suicidarsi(!!!), finiranno inevitabilmente nell’antologia del cinema trash. Ma già soltanto non rivedere mai più la faccia perennemente semiassonnata di Garrel sarebbe un traguardo.
La Huppert, ovviamente, rischia la carriera. Disgustoso. Pericoloso. Involontariamente inquietante. Una vergogna. L’abisso. L’ORRORE!… L’ORRORE!
 

Voto: ma quale voto?!

25.06.2004

 


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