
Per affrancarsi dalla etichetta impressale dal felice personaggio di Amelie
ed il suo favoloso mondo ["non volevo rimanere imprigionata nel caschetto
di Amelie per tutta la vita", ha dichiarato] Audrey Tautou presta
i tratti tondi del suo viso e quel sorriso perennemente in bilico tra
il tenero e il demente ad un nuovo personaggio che con Amelie condivide
le tendenze proliferative di un universo immaginifico ipertrofico, fatto
però questa volta di fantasie egocentriche e distruttive, ascrivibili
a stati di patologia clinica. Scritto e diretto da una debuttante di 26
anni [e si vede] M'AMA NON M'AMA racconta la storia di Angélique,
una pittrice affetta da una ossessione maniacale nei confronti del cardiologo
felicemente ammogliato che vive nella casa accanto e per il quale monta
una sorta di doppia vita totalmente slegata dalla realtà, dove
lei è amante corrisposta e la moglie di lui l'unico ostacolo al
loro amore, ingenerando un aborto di commedia degli equivoci superficilamente
bislacca che tira in ballo crisi coniugali, tentativi di omicidio e suicidio,
drammi d'amore, e chi più ne ha più ne metta. Questa ridicola
favoletta nera, pretenziosamente orientata su un registro fiabesco che
non funziona nonostante la cura delle stravanganti e colorate scenografie,
non è un modo né simpatico né intelligente di trattare
drammi come le malattie mentali, e non è neppure un modo accettabile
di giocare su soluzioni alternative di narrazione cinematografica. Mentre
le incursioni nell'irrazionale di Amelie erano squarci di autentica poesia
sapientemente calati nel tessuto del testo filmico, le degenerazioni psichiatriche
di Angélique sembrano soltanto imbarazzanti tentativi di giustificare
in modo narrativamente logico il decorso di una storia che non convince
e non entusiasma. Le performances della protagonista, le reazioni del
cardiologo, il suo tira e molla di separazioni e ricongiungimenti con
la moglie e gli atti di violenza buttati lì come spettacoli di
clown da circo sono soltanto improvvisati espedienti per struttrare la
bravata pseudo-sperimentale di scindere l'intreccio in due blocchi controlaterali
e complementari, una trovata non poi così geniale e comunque insufficiente
a valorizzare un film mediocre sotto tutti i punti di vista. Non si può
prendere la prima storiella che capita per fare un po' di esercizio "creativo"
divertendosi a smontarne e rimontarne i pezzi e sperando che ne escano
suggestive alchimie: il cinema è una cosa seria e di film come
questo, di certo, non ne sentivamo il bisogno.
Voto: 12/30
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