M'AMA NON M'AMA
di Laetitita Colombani
con Audrey Tautou
Samuel le Bihan



Per affrancarsi dalla etichetta impressale dal felice personaggio di Amelie ed il suo favoloso mondo ["non volevo rimanere imprigionata nel caschetto di Amelie per tutta la vita", ha dichiarato] Audrey Tautou presta i tratti tondi del suo viso e quel sorriso perennemente in bilico tra il tenero e il demente ad un nuovo personaggio che con Amelie condivide le tendenze proliferative di un universo immaginifico ipertrofico, fatto però questa volta di fantasie egocentriche e distruttive, ascrivibili a stati di patologia clinica. Scritto e diretto da una debuttante di 26 anni [e si vede] M'AMA NON M'AMA racconta la storia di Angélique, una pittrice affetta da una ossessione maniacale nei confronti del cardiologo felicemente ammogliato che vive nella casa accanto e per il quale monta una sorta di doppia vita totalmente slegata dalla realtà, dove lei è amante corrisposta e la moglie di lui l'unico ostacolo al loro amore, ingenerando un aborto di commedia degli equivoci superficilamente bislacca che tira in ballo crisi coniugali, tentativi di omicidio e suicidio, drammi d'amore, e chi più ne ha più ne metta. Questa ridicola favoletta nera, pretenziosamente orientata su un registro fiabesco che non funziona nonostante la cura delle stravanganti e colorate scenografie, non è un modo né simpatico né intelligente di trattare drammi come le malattie mentali, e non è neppure un modo accettabile di giocare su soluzioni alternative di narrazione cinematografica. Mentre le incursioni nell'irrazionale di Amelie erano squarci di autentica poesia sapientemente calati nel tessuto del testo filmico, le degenerazioni psichiatriche di Angélique sembrano soltanto imbarazzanti tentativi di giustificare in modo narrativamente logico il decorso di una storia che non convince e non entusiasma. Le performances della protagonista, le reazioni del cardiologo, il suo tira e molla di separazioni e ricongiungimenti con la moglie e gli atti di violenza buttati lì come spettacoli di clown da circo sono soltanto improvvisati espedienti per struttrare la bravata pseudo-sperimentale di scindere l'intreccio in due blocchi controlaterali e complementari, una trovata non poi così geniale e comunque insufficiente a valorizzare un film mediocre sotto tutti i punti di vista. Non si può prendere la prima storiella che capita per fare un po' di esercizio "creativo" divertendosi a smontarne e rimontarne i pezzi e sperando che ne escano suggestive alchimie: il cinema è una cosa seria e di film come questo, di certo, non ne sentivamo il bisogno.

Voto: 12/30

Mirco Galiè
15/10/2002