
Il cinema spagnolo in questi ultimi anni
sta attraversando un ottimo momento di creatività legata ad una coraggiosa
vena di sperimentazione, ne sono evidenti conferme, oltre al pluripremiato
Almodovar, tre relativamente giovani registi iberici come Alejandro Amenabar
(The Others), Fernando Léon de Aranoa (I lunedì al sole, film preferito
dagli spagnoli a Parla con lei di Almodovar per rappresentare il loro paese
agli Oscar come miglior film straniero) e Julio Medem un pregevole autore
che dopo Gli amanti del circolo polare, di successo in Spagna ma pressoché
inosservato alla sua uscita italiana nel 1998, sta ora scandalizzando
pubblico e critica italiani con il suo
Lucia y el sexo, film distribuito un
po’ tardivamente da Fandango .
Quest’ ultima opera di Julio Medem oltre a lanciare nel firmamento la
bellezza della protagonista, Paz Vega, premiata in Spagna ai premi Goja come
attrice rivelazione, ci premette grazie alla sua storia di respirare
atmosfere tipicamente latine. Lucia è una giovane cameriera di Madrid che
s’innamora di uno scrittore in crisi creativa (Lorenzo, interpretato da
Tristán Ulloa) e facendo affidamento sulla propria carica erotica lo seduce,
convincendolo a prenderla a convivere con lui. Lorenzo cade però vittima di
un incidente e Lucia fugge dal suo drammatico presente rifugiandosi nel
passato dell'uomo che ama. Lucia decide di andare in un luogo che sa essere
decisivo in merito ai trascorsi di Lorenzo, questo luogo è l'isola di
Formentera. Il destino la porterà ad incrociare la sua storia con quella di
due persone che sono state segnate in modi diversi dall'esistenza di
Lorenzo, persone che nascondono un tragico passato e che come lei sono in
quell’isola per dimenticare o nascondersi. Durante lo svolgimento del film i
fili delle diverse storie vengono al pettine, diversi flashback ci
accompagnano durate tutta la storia, addirittura all'inizio del film quando
ci viene rivelato il segreto che Lorenzo tiene nascosto a Lucia: qualche
anno prima, all'isola di Formentera, durante una notte di luna piena, aveva
conosciuto una donna con la quale aveva passato piacevoli ore praticando un
intenso sesso acquatico e che era rimasta incinta di una bambina poi
chiamata Luna. Egli, anche dopo aver conosciuto Lucia, si sente ancora
legato a questa donna (Elena, interpretata da Najwa Nirmi, già presente nel
precedente film di Medem, Gli amanti del circolo polare), e soprattutto alla
figlia Luna. Per questo quando scopre che Elena e la figlia sono venute a
vivere a Madrid, nella sua stessa città, decide di voler conoscere la figlia
e la aspetta quando può ai giardini pubblici, qui ogni giorno viene
accompagnata dalla giovane e intrigante baby-sitter (Belem, interpretata da
Elena Anaya). Attraverso una seduzione sopratutto verbale, Lorenzo entra nel
cuore di Belem, che gli confessa di provare una grande attrazione per il suo
patrigno e così può organizzare una serata i cui rivelerà alla figlia di
essere suo padre.
Durante questo incontro accadrà però l’imprevedibile, un evento tragico che
non voglio anticipare per non rovinare la sorpresa a chi non ha ancora visto
il film e che segnerà il futuro di tutti i personaggi della storia.
La tragedia da quel giorno si insinua nell’anima di Lorenzo e il senso di
colpa lo fa precipitare in una depressione che né lo scrivere il tutto in un
romanzo, né Lucia riescono a sopire.
Nell’isola, Lucia conosce Elena (la madre di Luna) e Carlos (un uomo
misterioso e particolarmente dotato che vive in una stanza presa in affitto
da Elena e che si rivelerà essere il patrigno di Belen), tutti sono legati
al destino di Lorenzo anche se non sono a conoscenza di tutti i particolari,
tutti subiscono il loro tragico destino, una sorte che agli occhi di Lucia
sembra scritta da Lorenzo, forse l’unico responsabile di tutto e sofferente
per questo. In loro Lucia riconosce i personaggi che Lorenzo aveva
tratteggiato in un romanzo che in definitiva risulta essere un diario.
Il groviglio di storie che il destino ha voluto ricongiungere nell’isola, ha
come filo conduttore il sesso, la passionalità che muove l’essere umano dal
profondo e che spesso lo porta dritto verso l’abisso, facendogli perdere il
senso di ciò conferisce dignità all’esistenza, come l’amore di una figlia.
Il film, oltre che su una storia originale, si regge sia sull’ottima prova
di tutti gli attori, sia sulla suggestiva fotografia di Kiko de la Rica che
ritrae oltre che i corpi delle splendide protagoniste, le magnifiche
scenografie naturali dell’isola di Formentera. Notevole l’apparato simbolico
spesso di origine sessuale (interessante sarebbe una lettura psicoanalitica
dell’intero film), come il faro verso cui si dirige in motorino Lucia,
oppure il fondale dell’isola, un groviglio di caverne che Carlos si ostina a
esplorare, sostenendo che l’intera isola è priva di vere fondamenta e
galleggia sul mare facendo venire il mal di mare ai suoi abitanti. Il finale
del film ci lascia però con l’amaro in bocca, una tragedia che non trova
autentica catarsi, restando alla simbologia del film, risulta un coito
interrotto. Il perdono da parte di Lucia lascia le tragiche esistenze di
Carlos e Elena come storie spezzate, irrimediabilmente senza soluzioni. Ci
può essere ancora amore quando la lacerazione della tragedia ha provocato un
dolore tanto profondo?
Link:
http://www.luciayelsexo.it/
Voto:28/30
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