Lost in translation
di Sofia Coppola

Con: Bill Murray, Scarlett Johansson

di Sara TROILO

Torna la figlia (e cugina) d’arte con i suoi ritratti malinconici dopo Il giardino delle vergini suicide. Questa è la storia di un uomo di mezza età in piena crisi, di quelle che passano acquistando una porsche, e di una giovane donna neolaureata e neomoglie che si incontrano nelle notti di Tokyo insonni, annoiati e infelici. Testimoni della follia del mondo, trascorrono qualche giorno di vita l’uno accanto all’altro dopo essersi riconosciuti come animi affini tra la folla. Sofia ha talento nel ritrarre la tristezza e l’immobilità dell’alta borghesia americana e ce lo dimostra anche per contrappunto, inserendo, cioè, la sua storia malinconica in un contesto che ha velleità di comico-ironico, ma non salta nemmeno la staccionata del ridicolo, come volesse dirci: “Per farvi ridere devo ridurmi a sottolineare che i giapponesi hanno difficoltà a pronunciare le erre e sono bassi, lasciatemi tra le mie fanciulle suicide e non dite che sono noiose, per favore”. La tragedia vera in tutto questo sta nel fatto che durante la proiezione riservata alla stampa c’erano molti spettatori con le convulsioni per il gran ridere e constatare che questi espedienti da entry level della comicità razzista funzionano ancora non è stato avvenimento da poco. A me poi il turbamento passa, ma provate a pensare alle ripercussioni che ci sarebbero sul cinema (di alto budget) se la Coppola si dovesse convincere di avere una vis comica, mettetevi una mano sulla coscienza e smettete di ridere.
 

Voto: 20/30

31.08.2003

 


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