
Presentato al Festival di Cannes 2000 nella sezione "Un certain regard",
è il terzo lungometraggio di Tabio.
Una stazione di corriere cubana, fatiscente e sovraffollata, è la location
di una piacevole commedia corale. Il regista, con questo adattamento dal
racconto di Arango, si riallaccia al suo precedente GUANTAMERA (1995),
conservandone lo spirito irriverente verso il potere costituito (la burocrazia)
e affettuosamente ironico verso la sua gente; Tabio ripropone varie idee
di quel "piccolo" film, sostituendo narrativamente, al percorso che là
faceva una bara attraverso l'isola, il tentativo di riparare una corriera
sgangherata, l'epopea dell'attesa di giorni per un pullman che non arriva,
o la speranza di rimediare un qualche passaggio per l'Avana. Anche in
questo caso, al tema centrale si sovrappongono tracciati individuali,
familiari, collettivi dei passeggeri eternamente in attesa e del direttore
della stazione.
Essi sono infatti come "prigionieri" nella stazione, non soltanto per
la coda senza fine che fanno per non perdere la precedenza sulla prossima
corriera (che arriva sempre già piena), ma anche perché alcuni di loro
decidono di rimanere e lottare per i propri diritti, di riparare un vecchio
automezzo, nella stazione che diviene luogo di aggregazione sociale, in
una sorta di inno al collettivismo.
Storie d'amore e di varia umanità, divise tra personaggi e luoghi, ambientate
in uno spazio vario ma quanto mai unitario, per la struttura della location
e per come viene reinventata, divisa tra il grande salone scrostato, gli
aridi prati antistanti, le stanze interdette e le carcasse di corriere.
Lo stesso luogo prenderà vita in un'inverosimile trasformazione e l'incredulità
dello spettatore è solo un balocco con cui trastullarsi, fino al disvelamento
finale che invece di fugare i dubbi accresce il clima surreale.
Note: Jorge Perrugoria, qui nella parte di un "cieco", era il Diego di
FRAGOLA E CIOCCOLATO (1992), di cui Senez Paz, qui alla fotografia, scrisse
il racconto originale.
Voto: 28/30
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