Good Bye, Lenin!
di Wolfgang Becker
 
Con: Daniel Brühl, Katrin Sass


Facciamo un quiz. Poniamo il caso che vostra madre sia un’ardente berlusconiana, pronta a morire per la causa del partito. Un brutto giorno, vi vede sfilare in un corteo noglobal, proprio mentre la polizia vi sta caricando di manganellate. Dallo spavento, ha un infarto e cade in coma profondo. Dopo qualche giorno, Berlusconi viene condannato per corruzione, crolla il governo, arrivano i comunisti e fanno la rivoluzione.
Al suo risveglio, parecchi mesi dopo, la mamma non sa ovviamente nulla di quanto è accaduto, mentre il medico vi avverte che anche il più piccolo turbamento emotivo le sarebbe fatale.
Che fate, dunque? La mettete al corrente sul ribaltamento della vita politica del Paese e sulla fine del suo beniamino politico? O cercate di nasconderle l’accaduto e fate finta di niente? Se per voi è buona la seconda, non troverete scoraggiante, pur di salvare vostra madre, di imbattervi in una serie incredibile di difficoltà, dato che il nuovo regime ha cancellato in tutta fretta i segni del regime precedente: è sparita ogni traccia di capitalismo, dalla CocaCola ai McDonalds’, l’informazione ha cambiato padrone e probabilmente è in corso un bell’embargo economico. Il liberismo economico è un ricordo e ognuno ha finalmente un lavoro, anche se con stipendi un po’ bassi. Vostra madre sembra peraltro stare meglio, anche se avrete del bello e del buono per procurarle la Nutella e le merendine Kinder che ama tanto. Ma la cosa straordinaria sarà che, dopo un po’, proprio questi simboli del regime passato che avete tanto combattuto, tutto ciò che avete sognato di veder cancellato un bel giorno dalla faccia della terra, tutt’ad un tratto assumeranno un’importanza capitale, quasi sentimentale. Forse non vi troverete a rimpiangere Emilio Fede o le veline o il Grandefratello, ma comincerete a guardarli con un occhio più tenero ed accondiscendente, ad accettarli come parte della vostra storia, una storia in cui avevate forse creduto e nella quale siete comunque stati immersi fin dalla nascita.
Quello di Becker in Goodbye, Lenin! non è esattamente un occhio nostalgico, o perlomeno non vi è traccia di un vero rimpianto storico nella vicenda narrata e tantomeno di un giudizio politico. Ribaltando il nostro quiz, nel film il passaggio di regime è quello segnato dalla caduta del muro di Berlino, quando, nel 1989, si mise fine al regime socialista nella DDR. Da allora, sforzi enormi furono fatti per allontanare la memoria fisica del ‘muro’ e del suo ingombrante valore urbanistico, tanto che, se si visita Berlino oggi, ci si rende conto che le vestigia del regime filosovietico hanno quasi lo stesso valore simbolico delle rovine di Pompei o delle Piramidi, di cui, peraltro, qualcosa di solido (e anche grosso) si è conservato, mentre il muro berlinese sembra essersi letteralmente volatilizzato.
In soli quattordici anni, Berlino si è allineata faticosamente alle altre capitali europee, in una corsa sfrenata ed entusiastica verso la cancellazione di ogni segno formale di vita socialista. L’immersione nel modello di vita capitalistico è riuscita così bene che, insieme ai molti vantaggi, la Germania scopre da qualche tempo, con la recessione economica mondiale, anche gli inevitabili svantaggi (primo fra tutti, una disoccupazione a livelli record).
Come molte scelte radicali, anche questa ha portato con sé grandi sofferenze e non pochi problemi, pur essendo evidentemente una svolta inevitabile, alla quale è stato necessario sacrificare un idealismo collettivo che aveva sostenuto il paese per quarant’anni, rischiando un salto nel buio senza precedenti, pur di dare una svolta definitiva ad una situazione insostenibile.
Difficile è anche, metaforicamente, la scelta di Alex, il protagonista del film, bloccato, per il terrore di perdere la madre, in un passato che non gli appartiene più, mentre il mondo intorno a lui sta radicalmente cambiando. La sua è una corsa contro il tempo, come forse lo era quella dei Tedeschi dell’Est, che, mentre da noi si sfrecciava in BMW, arrancavano orgogliosi sulle loro Trabant di legno. Alla fine, accerchiato da Burger King e Coca Cola (ma soprattutto da una saggia fidanzata ormai rassegnata all’occidentalizzazione) anch’egli dovrà arrendersi, anche se venderà cara la pelle... Divertente e commovente, non stupisce che Goodbye, Lenin! abbia meritato l’Orso come miglior film europeo al Festival di Berlino e sia campione d’incassi in Germania. Una nota di merito all’efficace ricostruzione scenografica e ad un cast di attori molto riuscito.

 

Link: http://www.good-bye-lenin.de

Voto:28/30

Piccarda DI MONTEREALE
22 - 05 - 03


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