
Olivier ha una carpenteria nella quale insegna falegnameria a giovani
appena usciti dal riformatorio in cerca di una nuova vita. Un giorno si
presenta Francis, un ragazzo di sedici anni; Olivier dapprima appare inspiegabilmente
nervoso e risponde che la classe è piena ma in un secondo momento
ci ripensa. La tensione fra i due pian piano cresce e nasce un ambiguo
rapporto di attrazione e repulsione.
Rigore estremo, mai eccessivo, alla ricerca dell’essenzialità dei
sentimenti in una pornografia dello sguardo che scava nell’anima e che
passa attraverso la privazione dei mezzi cinematografici, macchina a mano
incollata ai protagonisti, ma niente Dogma, che li spia, senza teorie
di pedinamento, quasi a volerli penetrare, privandosi della colonna sonora
ridotta a suono semplice, legno triturato, gemiti che non diventano mai
pianto. Solo sguardi, il volto immenso e irraggiungibile di Olivier Gourmet,
palma d’Oro a Cannes, così esplicito nel silenzio in cui si racchiude,
così combattuto nell’accettare la mano tesa di un ragazzo alla
disperata ricerca di dimostrare d’essere uomo. Il miracolo, che avviene
per chissà quale misteriosa alchimia, è che sguardi minimi
e poche e semplici parole diventano qualcosa d’altro arrivando a narrare
i grandi temi umani, emozioni irrappresentabili, pensieri che sarebbe
stato meglio non pensare. E si esce senza una lacrima ma con un gran peso
nel cuore.
Voto: 28/30
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