Uno status quo dentro lo
Stato. Questa è La Zona. Un film di contrapposizioni, un film fatto di
dettagli, di importanti figure e nessun figurante. Un film bello, forte,
intenso, senza sconti per nessuno. Un film da non perdere con un cast che
non ci fa rimpiangere nessuna celebrità.
La Zona è tutto quello crediamo di volere. Al di fuori c’è tutto quello da
cui cerchiamo di rifuggire. Finché non scopriamo che non è il luogo, ma
siamo noi, esseri umani e in quanto tali disumani - i portatori non sani del
male e che proprio per questo al di là di qualsiasi
muro/telecamera/barriera, quel male che siamo noi a portare ce lo troveremo
sempre intorno, vicino, dentro, appiccicato alle ossa.
Rodrigo Plà ci mette 95 minuti a raccontarcelo. E a raccontarcelo bene. C’è
La Zona, il quartiere residenziale dei ricchi. Fuori c’è la favela: povertà,
sporcizia, disperazione. Niente che
La Zona voglia nemmeno vedere. Infatti
c’è un muro, c’è il filo spinato, c’è addirittura uno statuto speciale, ci
sono i vigilanti. Eppure basta un attimo (3 balordi che approfittando di un
corto circuito entrano ne La Zona alla ricerca di una casa da svaligiare,
finendo col commettere un omicidio) per capovolgere ruoli e situazioni.
All’interno del Paradiso si scatena l’Inferno. E i buoni si trasformano in
diavoli del tutto degni di abitarci. I cosiddetti uomini perbene diventano
assassini, criminali senza legge né pietà nel nome di un odio e di una sete
di vendetta che li rende forse più sporchi della sporcizia oltre La Zona.
Rodrigo Plà ci fa davvero riflettere: come fare a non cogliere nella sua
storia dei riferimenti precisi a ciò che sta accadendo nella nostra società?
Il divario sempre più ampio, la cecità, la totale mancanza di solidarietà o
di umana pietà, la sfiducia nella giustizia, l’ipocrisia, il distacco, la
paura dell’altro. Degli altri. Tutti noi siamo dentro
La Zona, nel tentativo
di allontanare la paura, di isolarci nell’utopia di poter essere così più
felici. Pura illusione. Perché anche dentro le zone, si creano altre zone e
così via. Forse, l’unico che lo ha davvero capito è il piccolo grande
Alejandro. Per questo quando lo vediamo uscire da
La Zona ci attacchiamo a
lui speranzosi, come a una candela nel buio di una stanza.
06:04:2008 |