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Kim Ki-Duk ormai sembra inarrestabile. Dopo la svolta (o summa, secondo i
punti di vista) della sua filmografia che fu
Ferro3, il coreano va anche
oltre. Per la verità, i primi minuti di questa splendida storia di amore,
iniziazione e ossessione (in cui un vecchio tiene una ragazza prigioniera
con sé su una barca in mezzo al mare per 10 anni e passa in attesa di
poterla sposare a 17 anni, salvo che un giovane si mette in mezzo e vuole
salvarla) può dare ai meno bendisposti impressione di ripiego sul
poeticismo. Ma quando poi quegli stessi stilemi vengono ripetuti fino a
"frullare" della stessa ossessione del vecchio che strappa le pagine del
calendario impaziente di sposare l'amata, il quadro cambia. Affiora ancora
una volta la grande teoria quasi vorticista di Kim sulle concrezioni
fulminee di energia (i colpi di golf in
Ferro3...), qui rappresentata
dalle frecce scoccate all'improvviso dal vecchio (ma anche dal ruolo degli
elementi - il vento- e dagli improvvisi interventi del soprannaturale):
vibrazioni che nel tessuto del film indicano l'irruento disgregarsi di una
data situazione. Ovvero, la coppia: le mille coppie impossibili, eccessive
che troviamo nei film di Kim confluiscono in questo
L'arco in un
nervosissimo, sublime oscillare pulsionale per cui non si sa mai chi sia
veramente quel "terzo incomodo" che in
Ferro3 trovava una sistemazione
quasi geometrica, cartesiana. Al cuore dei film di Kim continuano a pulsare
le scissioni del Melodramma: c'è sempre un terzo a minacciare (e,
perversamente, assicurare) la compiutezza del Due, prima il giovane, poi il
vecchio allo stesso modo. Per questo Kim continua a formalizzare nel vuoto
deflussi impazziti di energia (culminanti nella freccia scoccata verso il
cielo), perché l'equilibrio è irraggiungibile, 1+1 fa sempre 3. Il
montaggio, più del solito volto a figurazioni spaziali taglienti e
liberissime, e i tocchi visionari più del solito inclini a dissolversi
nella ripetizione, rincorrono un equilibrio impossibile, solo per cedere
alla struggente necessità dello squilibrio. 05/09/2005
Tutte le recensioni di Cannes 2005 |
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