VENEZIA.66

 

LA DANSE

LE BALLET DE L’OPÉRA DE PARIS

di Frederick Wiseman
Stati Uniti 2009, 159'

 

Orizzonti - Eventi

 

28/30

Wiseman, in un certo senso, non ha mai fatto altro che filmare dei balletti. Certo, un paio di volte nella sua sterminata carriera ha fatto film proprio su compagnie, ballerini, eccetera. Ma anche quando filmava quella pesantissima ed evanescente cosa che sono “le istituzioni” (le scuole, le prigioni, gli ospedali eccetera) la sua inimitabile mano ha sempre catturato gestualità “celibi”, brandelli di azione che non si sa bene come s tengono insieme formando “l’agire sociale” nelle sue varie forme.

E in questo modo balza agli occhi quello che, nella vita di tutti i giorni, non può che sfuggirci: cioè quanto siamo burattini di ciò che non si vede, quanto il nostro muoverci e parlare e fare non sia la trasformazione di uno stato in qualcos’altro (la definizione di “azione”) ma un vero e proprio balletto il cui senso e la coreografia ci sfugge. Anche e soprattutto nelle situazioni più ordinarie: nelle conversazioni con questo o quell’impiegato comunale, quando andiamo al supermercato o quant’altro.

Wiseman sembra fare la cosa più banale del mondo, cioè ricopiare la superficie dei gesti e delle azioni, mettendosi alla giusta distanza per poterlo fare. Eppure, fa una delle cose più miracolose che il cinema possa concedere: fa come “sbalzare” le cose visibili dal proprio contesto e le mette in rapporto fra loro, per far vedere che stanno insieme proprio grazie alla mancanza reciproca di rapporto.

Anche per questo, Wiseman ci ha messo una vita a montare questa ricognizione di alcuni mesi di vita del glorioso balletto dell’Opéra parigina. Vi si ritrova intatto il suo segreto: mscolare in una stessa nitidissima nebbia gli sforzi dei ballerini (nelle prove o in scena) e le lotte sindacali del personale del teatro, i colloqui della direttrice con le nuove arrivate, le formalità delle serate di gala, i corridoi vuoti dei locali del teatro e i boulevard della capitale francese. La realtà (di nuovo: quella più ordinaria, il lavoro e la pratiche di tutti i giorni) come un cumulo di superfici che formano una specie di automa, un manichino che si alza in piedi senza che queste “pezze” di cui è fatto si leghino con delle giunture, con dei bulloni. Tutto sta insieme, ma più ne vediamo da vicino il funzionamento meno capiamo perché. Difficile chiedere di più, al cinema.

 

10:09:2009

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Venezia, 02/12 settembre 2009