LE LACRIME DELLA TIGRE NERA
di Wisit Sasanatieng
con Sombati Medhanee



Il primo impatto - dopo quello con il manifesto, decisamente, kitch - è con i titoli di testa, rimasti in thailandese. Poi arrivano i colori, e ci veniamo a trovare in un vero e proprio delirio cromatico. Infine c'è la storia, che non vi racconterò nel dettaglio, ma che a mio avviso bisogna visionare per gustarsi un esempio di cinematografia a noi totalmente sconosciuta e in cui tutto conta - dalla colonna sonora ad appunto i colori, che rendono il film simile ad una di quelle vecchie cartoline dipinte a mano. Se si accettano tutti questi elementi, compresa la vicenda che vede i protagonisti muoversi in una vera e propria ambientazione western, con tanto di commento "alla Moricone" - ma che viene posta in un Tempo che sembra quello degli Anni Cinquanta e in uno Spazio che è quello della Thailandia - il film piacerà: ma anche se non piacesse - e sembrasse un "bidone" (o una "sola") - la pellicola ha almeno il merito di farci conoscere un esempio della cinematografia thailandese coeva. Interessante sarebbe in effetti capire il significato che viene attribuito ai colori nella cultura thai, perché nel film essi sono parte integrante della storia - fanno, in un certo senso, la storia: non è certamente l'utilizzo cromatico che veniva fatto dei colori in DICK TRACY - lì si trattava di trasportare l'universo colorato del fumetto di Gould su un altro supporto (la pellicola). Qui, invece, il colore assume un vero e proprio significato che, seppure a volte sfuggente, è inscindibile dalla situazione. Non si tratta solo di elementi scenici colorati, di un profilmico che può essere rosa e verde o blu e giallo, ma di una vera e propria esaltazione elettronica delle cromaticità. E che i colori siano usati in senso drammatico lo si può dedurre anche dalle canzoni thailandesi che fanno da colonna sonora, e le cui liriche descrivono a volte i pensieri dei protagonisti, a volte commentano la vicenda: come le canzoni dunque, così i colori. Non vi racconterò la storia nel particolare, perché l’intreccio che Sasanatieng sviluppa merita di essere seguito tout-court, in modo da farsi piacevolmente sorprendere o - se non vi piaceranno le trovate - semplicemente annoiare. E’ però corretto sottolineare che in un contesto hollywoodiano, la sostanza della pellicola di Sasanatieg sarebbe rimasta tale e quale - cambiata certamente la forma: LE LACRIME DELLA TIGRE NERA è una vera e propria storia pulp, in cui il sangue scorre a fiumi. E' un sangue rosa shocking, certamente meno disturbante di quello rosso cangiante sulle camicie bianche delle IENE - ma spetta a voi decidere se uscire verdi di rabbia per 7 euro buttati via, o chiedervi se Tarantino non stia diventando giallo d’invidia per questa pellicola forse discutibile, senza dubbio originale.

Voto: 29/30

Matteo FERUGLIO
13 - 03 - 02


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