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kotoko di Shinya Tsukamoto con Cocco, Shinya Tsukamoto |
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Kotoko (Cocco) è una giovane donna, madre di Daijiro, la cui esistenza è “scossa” da visioni doppie: in pratica, tende a vedere le persone divise in due, una negativa e una positiva. Questo disturbo le provoca un forte senso di disagio e le impedisce di prendersi cura di Daijiro come vorrebbe. Non riuscendo a controllare queste visioni, estenuata, Kotoko cade vittima di un esaurimento nervoso. La situazione precipita al punto tale che la donna viene accusata di abusi sul bambino, che le sarà portato via e dato in affido alla sorella. Il canto è il solo momento durante il quale, per Kotoko, il mondo torna a essere uno e la sua mente trova la pace. Conosce un uomo, Tanaka (Tsukamoto Shinya), incantato dalla sua voce con il quale intraprende una relazione - che finirà presto - che per lei sarà “salvifica”: grazie a Tanaka, Kotoko smette di avere le visioni e ottiene di nuovo la custodia di Daijiro. Ma, dopo poco tempo, il disturbo ritorna, ancora più forte e ossessivo di prima, al punto tale da spingerla a uccidere il figlio. Tsukamoto Shinya, capofila del cinema cyberpunk nipponico - la cui genesi si attribuisce alla pellicola TEtsuo (Tetsuo: The Iron Man) del 1988 - è un cineasta la cui opera/poetica parte da e si sviluppa intorno all‘idea che l‘essere umano viva oggi in un contesto urbano composto di cemento e metallo che si estende a dismisura fagocitando spazio e carne umana - si pensi a Tetsuo e Tetsuo II e alla rappresentazione della carne che si fonde con il metallo - richiama instancabilmente l‘idea che esista la possibilità di perdere la vita anche in una società che si ritiene invulnerabile come quella giapponese. È una concezione devastante dello spazio e una nuova realtà della forma quella messa in scena da Tsukamoto Shinya. A queste tematiche cardine, vanno ad aggiungersi la questione della memoria, la difficoltà di distinguere il reale dall'immaginario, il rapporto tra la “coscienza” e il corpo - si pensi a Vital del 2004, o anche a A Snake of June del 2002 -. Anche in Kotoko questi elementi sono presenti. Le visioni doppie di cui soffre la protagonista la portano nella situazione di non poter più scindere “what is true and what is just her immagination”. Il doppio si trasmette anche nelle due differenti modalità di “utilizzo” della mente e del corpo: ogni qualvolta è vittima di uno “sdoppiamento”, Kotoko si infligge delle ferite sulle braccia per testare la “volontà di resistenza” della sua massa. È una sorta di “diario della carne” che mostra anche delle affinità con pratiche masochistiche: la violenza, il dolore, non sono solo un “testing in progress”, ma oltremodo uno strumento per non dimenticare! Kotoko solo in due momenti riesce a vedere il mondo come uno e a poter godere della bellezza delle cose: quando canta e nel breve periodo della relazione con Tanaka. Il personaggio maschile - interpretato superlativamente da Tsukamoto Shinya - ha un ruolo positivo all'interno della storia. È talmente interessato ad aiutare Kotoko a guarire che è persino disposto a divenire un “transfert” delle sue paure, ossessioni, preoccupazioni. La donna, infatti, si servirà del corpo dell'uomo per scagliarvi contro tutta la violenza che può. Le scene dell'abuso sono di una crudeltà e di un realismo incredibili. Si rimane spiazzati dai due atteggiamenti di Kotoko, che passa, nel giro di poco, a essere la “carnefice” di Tanaka (prima), e la donna debole che gli chiede perdono per quello che ha fatto (dopo). I momenti di canto - accompagnati anche dalle coreografie realizzate da Cocco stessa - sono affascinanti, commoventi, “intimi”. Cocco canta con una passione che scaturisce direttamente dall’anima. La famosa cantautrice giapponese si dimostra sommo interprete di un ruolo che, come ha dichiarato, l'ha profondamente colpita fin dalla lettura dello script. In Kotoko, Cocco ha ritrovato caratteristiche sue. Il film è un lavoro a “quattro mani” tra Tsukamoto e la cantante. Kotoko non è la “semplice” storia di una donna che soffre di visioni doppie; è una profonda incursione nel mondo della maternità. Kotoko vive con la paura, l'ansia e la preoccupazione del futuro del figlio. Si respirano tutti i sentimenti emersi in seguito al disastro dell'11 marzo. Cosa rimane di certo? Che ne sarà del domani? Quanto può una madre riuscire a dare/fare per il proprio figlio in un mondo sempre meno sicuro per via di una violenza dilagante che può arrivare a portare via all’improvviso e tragicamente la vita di una persona cara? Qualunque madre si preoccuperebbe, diventando perfino paranoica, nel crescere i propri figli in un mondo così. “Vivere nel mondo di oggi non è facile. È una lunga serie di sfide che richiede battaglie e sforzi infiniti per navigare lungo il fiume della vita con successo”: la pellicola di Tsukamoto Shinya, Kotoko, ce lo ricorda di continuo!
09:09:2011 |
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