Kinsey, e ora parliamo di sesso...

di Bill Condon
Con Liam Neeson, Laura Finney,

John Lithgow, Timothy Hutton

di Gabriele FRANCIONI


Se l'inno alla "diversità" di ogni essere umano e alla salvaguardia delle sue peculiarità biologico-comportamentali fa una fatica tremenda a trovare finanziamenti e, in sala, non ottiene un buon riscontro, vuol dire che decenni di lotta non sono serviti a molto. Gli anni in cui Alfred Kinsey - biologo, ricercatore indefesso, sessuologo - spese enormi energie per contro-categhizzare le menti vergini (?) e bigotte degli americani, andarono dai Quaranta sino al decennio successivo, risultando poi decisivi per aiutare il nascere di tutti i movimenti di liberazione pre e post-sessantottini. Non sono serviti perché il puritanesimo degli Stati Uniti è nel dna stesso della nazione e rinunciare a certi principi fondativi di un'"idea" di popolo, specie per il cupo e retrogrado medioevo bushiano, è inimmaginabile.

Nel 2005 l'America si chiude a riccio verso i Michael Moore e i Bill Condon (il regista di KINSEY ha un passato come sceneggiatore e regista di horror e splatter, vedasi CANDYMAN 2, e di riuscitissime riletture del milieu culturale e produttivo che vide nascere quel genere, ovvero GODS AND MONSTERS, sulla figura dell'immenso James Whale), mine vaganti all'interno di un sistema ostinatamente chiuso in se stesso.
Condon passa da Frankenstein/ Whale, e dalle multiversità sessuali da essi rappresentate, al "mostro" Kinsey, che annotava, con corretta pedanteria da biologo, ogni presunta devianza presente nel modo di pensare e agire dei suoi connazionali.
La plausibilità biologica, sosteneva, lungi dal giustificare tutto (pedofilia, incesto, subalternità coatta della donna rispetto al carnefice domestico, etc), aiuta principalmente a liberare da vincoli coercitivi mentali e oggettivi le categorie umane più deboli, altrimenti sottomesse a schemi e regole derivanti da assurde "gerarchie sessuali" tramandatesi nei secoli.
L'attenzione alle cosiddette perversioni, poi, rientrava in questa ottica e non aveva nulla di gratuito o morbosamente ossessivo, nella mente spesso naif e pura di Kinsey.
All'epoca tutto era devianza: adulterio, sesso pre-matrimoniale, autoerotismo...
Come ogni tribù che deve riprodursi, salvaguardandosi rispetto al rischio di contaminazioni di natura esogena, la coppia-famiglia, replicantesi e moltiplicantesi nella città e nella nazione, cercava leggi di pura igiene presunta sulle quali basarsi, che erano poi la maschera di un mantenimento ottuso di gerarchie studiate da e a favore del maschio dominante.
Niente di più bestiale, quindi, niente di più rozzamente primordiale.
Ed è buffo pensare che, proprio i difensori di tale strumentazione etica (appunto: bestiale), attaccassero il biosessuologo per l'assunzione troppo diretta e, quindi, indebita di dati desunti dal mondo animale!
Gli stessi attacchi sul piano personale (intrecci amorosi con un assistente, promiscuità all'interno dell'equipe di ricerca) erano pretesti belli e buoni per mettere in cattiva luce un impianto teorico che non escludeva affatto l'"amore" e la sua diretta influenza sui comportamenti sessuali del singolo essere umano, tornato finalmente padrone, proprio grazie a Kinsey, della propria libertà d'azione.
Migliaia d'interviste, schedature, dati: tutto veniva catalogato, ad uso collettivo, sulla base di un modello statistico in 287 caselle, che era alla base dei questionari.
In seguito, tutto ciò diventò un testo d'incredibile successo e portata mediatica (per l'epoca), replicato successivamente in un altro libro dedicato esclusivamente ai comportamenti sessuali della donna.
Ma gli americani, che già dal 1930 avevano cominciato a cibarsi di carne in putrefazione - quella dei cadaveri dei primi horror della Universal - e a familiarizzare con i primi drop-out del XX° secolo (uomini-collage di altri umani, non-morti provenienti dall'est europeo e vagamente assimilabili all'ebreo pronto a subire le persecuzioni di qualche anno più tardi), non si rendevano conto che quei "diversi" altro non erano che metafora esplicita dei portatori di una "anomalia" principalmente di natura sessuale.
A tutt'oggi l'America non legge il sottotesto del cinema "di genere", che dimentica presto e ghettizza come "prodotto" di consumo.
Lo stesso messaggio, se tradotto peraltro in linguaggio comprensibile e piano, cioè l'unico riconoscibile dall'ingenuo yankee, non solo viene recepito, ma drasticamente condannato e osteggiato.

Il film in sè, ad essere sinceri, non riesce a replicare la portata innovativa di quell'idea eretica, forse perché troppo distratto dalla necessità di un'adeguata cura nella ricostruzione storica e nel tratteggio ridotto al minimo di psicologie che faticavano a "liberarsi" ed esprimersi compiutamente, costrette come erano tra i rigidi statuti morali del passato da una parte, e i precetti kinseyani dall'altra, talvolta "misinterpretati" proprio dai suoi colleghi.
Forse sta qui il dilemma del caso-Kinsey e di ogni mente innovatrice: i nuovi adepti non fanno altro che traslocare da un diktat all'altro, da schemi a nuove regole, perché, in fondo, rispecchiano la tragica mediocritas (etimologicamente intesa !) dell'uomo della strada, che "chiama" il proprio carnefice-conduttore-duce poiché è incapace di darsi un'autonoma e libera regola di vita.
Analogamente intesa, anche la libertà di Condon è abbastanza limitata: dopo una metà abbondante di corretta ed asauriente ricostruzione filologica visivamente convenzionale, il film azzarda qualcosa di diverso: i volti degli intervistati in sovrapposizione sulla cartina geografica degli "states", il b/n livido e crudo delle prestazioni sessuali di una sessantenne, la chiaroscuralità del crepuscolo kinseyano, il finale nella foresta...
E' poco, rispetto a GODS AND MONSTERS, ma non possiamo certo pretendere di più da una produzione assai povera di mezzi e tutta votata alla comunicazione piuttosto che all'espressione.
Cast sontuoso (Neeson, Finney, Hutton, Sarsgaard, Lithgow) per un'opera corale, dove gli attori lavorano come un'equipe, dividendosi in democrazia gli spazi filmici e mai pestandosi i piedi.
 

Voto: 26/30

26:03:2005

Kinsey, e ora parliamo di sesso...
t.o.: Kinsey, let's talk about sex
Regia: Bill Condon
Anno: 2004
Nazione: Stati Uniti d'America
Data uscita in Italia: 18:03:2005
Genere: Biografico, Drammatico