
Un serial killer tiene prigioniera una donna
per sfidarla ad un gioco che prevede poste molte alte, ovviamente non sotto
forma di denaro, ma gli sviluppi del racconto, densi di rivelazioni
inattese, saranno più complessi del previsto. Pellicola ad alto tasso di
misoginia (strano, in quest’ottica, che l’abbia diretta una donna),
ingiustamente sfortunata sul piano distributivo a dispetto di qualità
tecniche ed artistiche decisamente elevate. Tratta da una piece teatrale (e
si vede), come il sottovalutato thriller inglese OMICIDIO NELLA MENTE di
parecchi anni fa, con cui ha effettivamente in comune alcune soluzioni
narrative, si rifà nel titolo originale PALABRAS ENCADENADAS (ovvero “parole
incatenate”) al gioco che vede inizialmente impegnati vittima e carnefice:
il titolo internazionale più appropriato, piuttosto che KILLING WORDS,
sarebbe invece stato “Killing lies”, dal momento che il fascino della
menzogna qui seduce quasi tutti i personaggi a cominciare dal protagonista,
il quale mente con la precisa finalità di ricercare, a scopo di vendetta, la
formula del delitto perfetto. Effetti speciali a cura dell’equipe DDT, che
ha già collaborato al cortometraggio AFTERMATH di Nacho Cerdà e a tutti i
film di Jaume Balaguerò.
::: recensione
tratta dal 20AFF :::
Voto: 14/30
09.08.2004 |