KEN PARK
di Larry Clark e Edward Lachman
Con: Tiffany Limos, James Bullard

di Flavio GIOLITTI

Nella cittadina californiana di Visalia, nel bel mezzo di una giornata apparentemente noiosa come tante altre, capita all'improvviso qualcosa: un ragazzo, il Ken Park del titolo, si spara ad una tempia in un parco pubblico, e riprende contemporaneamente il gesto con una videocamera. Al posto di focalizzare l'accaduto, il film lo utilizza come pretesto per spostare l'asse narrativo incontrando uno a uno quelli che saranno i veri protagonisti, e per raccontare storie legate ad essi ed intrecciate in qualche modo con quella del giovane morto suicida: un uomo di mezza età, che tracanna birra e gioca a fare il duro, vessa il figlio gracile e sensibile soltanto per reprimere la propria stessa debolezza, generata dalla solitudine interiore e dall'altrui incomprensione, una donna tradisce il marito col fidanzatino della figlia, un ragazzo che vive coi nonni è solitario, paranoico, isterico, violento, e si masturba stringendosi una corda attorno al collo per raggiungere l'orgasmo in ipossia, una ragazza orfana di madre è vittima di un genitore ultracattolico e fanatico.
Dopo il forse sottovalutato e per certi versi soprendente Kids (1995), Larry Clark torna a fare coppia con lo sceneggiatore Hamony Korine per parlare nuovamente di disagio giovanile; lo affianca questa volta Ed Lachman, e i due curano insieme anche la fotografia, tra l'altro sovraesponendo ad arte alcune riprese di momenti cruciali in esterni assolati per accrescerne l'impatto emotivo, secondo un principio già applicato da Dario Argento ai flashback di Tenebre. Accusato da alcuni di ricercare spesso lo scandalo laddove in verità non esiste, Clark va riconosciuto, al contrario, come autore di opere di denuncia sociale decisamente coraggiose ed aggressive, sgradevolmente realistiche e prodighe di emozioni vere, con la necessaria dose di violenza e con sequenze di sesso soft che fanno impallidire, in quanto ad erotismo, parecchi prodotti hard-core; in Ken Park, rispetto a Kids, si bada meno all'exploitation, che ha comunque la sua parte, mentre assumono al contrario rilievo molto maggiore l'introspezione psicologica dei personaggi, con tanto di definitivo abbattimento del già labile confine tra buoni e cattivi, e la riflessione sulle tematiche sociali ed umane più svariate, incluso un messaggio finale che la dice davvero lunga sull'annosa questione dell'aborto.
Film indubbiamente discutibile, ma di peso non trascurabile nell'ambito di una cinematografia statunitense sempre più impegnata a sfornare una dopo l'altra produzioni inutilmente e falsamente rassicuranti.

 

Voto:26/30

11.07.2003

 


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