“Iron Man sono io”:
non può esserci certezza più radicata di questa.
Robert Downey Jr è Iron Man.
Come se questo personaggio Marvel fosse stato plasmato proprio su di lui.
L’alter–ego plastico dinamico dell’Iron Man cartaceo. Una performance da
brivido, che buca lo schermo e mette in ombra tutti gli altri personaggi
(soprattutto il super cattivo Jeff Bridges).
Tony Stark, la parte umana di Iron Man, è un playboy scaltro, sarcastico e
irresponsabile: questo non lo dice il fumetto, non lo suggerisce il regista.
Questo lo fa Downey Jr. Probabilmente un altro interprete non sarebbe
riuscito a incarnare il mito dell’Eroe dall’Armatura di Ferro con tanta
perspicacia e complessità come fa l’irriverente divo hollywoodiano.
Da anni ormai l’immaginario del fumetto dialoga con quello del cinema,
spesso però ciò che ne esce sono prodotti che stentato a partire (il
deludente Hulk di Ang Lee) ,
o protagonisti troppo poco umani per risultare credibili.
Iron Man invece tenta di
andare oltre, di superare il mito dell’Eroe classico, dalla doppia identità
inviolabile, impacciato con le donne, mediocre nella vita “normale”. Tony
Strak è spregiudicato in ogni momento della sua vita, sia che indossi
l’armatura sia che sia al volante di una potente macchina da corsa per
andare a un party. Tony Stark è un uomo “politicamente scorretto” e il
confine fra immagine pubblica e identità segreta è estremamente sottile. La
sua irresponsabilità viene stratificata sulla sagoma di una personalità
estremamente complessa, né mai totalmente buona né mai completamente cattiva
(come ben sanno i lettori della saga dei Vendicatori). Robert Downey Jr,
scelta eccellente da parte di Favreau, riesce così a regalare una
interpretazione brillante e originale ai suoi spettatori. Forse proprio per
questo eccesso di bravura, o più probabilmente per qualche scelta non
proprio azzeccata del cast, gli altri personaggi scemano di fronte a Tony
Stark.
Delusione soprattutto per Jeff Bridges, che interpreta un cattivo illogico,
che compie atti violenti e demenziali senza tener conto né dello schema base
del cattivo martelliano ( perfido e sarcastico, deve accanirsi e tentare di
distruggere in tutti i modi l’amata dell’Eroe prima dell’Eroe stesso), né di
quello di un cattivo normale. Stane è un cattivo pallido, che non trasmette
sete di potere né ammirazione nel ruolo di anti-eroe. È un malvagio spento,
maldestro e senza concrete ambizioni sul mondo (la rivelazione del suo piano
sul mondo è un po’ banale). Stessa sorte per Gwyneth Paltrow: perché
rischiare la vita per uomo che l’ha piantata nel bel mezzo di una festa?
Inoltre la scelta del look, soprattutto il colore dei capelli, e la
recitazione, ricordano troppo quella di Kirsten Dust in
Spiderman 1 e 2.
La pellicola di Favreau però non si appiattisce totalmente, grazie a ottime
scene d’azione e costumi (sarebbe meglio dire armature) ai confini della
realtà. Incredibilmente somigliante all’armatura del primo Iron Man
marvelliano, il “costume” indossato da Tony è montato, rimontato, sezionato,
ripreso da mille inquadrature diverse, in modo tale da assumere un
credibilissimo effetto di realtà.
Ben interpretato è anche il personaggio di Rhodey, che buttando l’occhio su
una nuova creazione di Stark sospira “ Sarà per un’altra volta..”, forse a
preludere un sequel del film più aderente al fumetto.
Iron Man è un film senz’altro
originale grazie all’interpretazione intensissima di Robert Downey Jr, ma un
solo attore e una colonna sonora indovinata (l’inizio un po’ tamarro del
film con “Back in Black” non passa inosservato) sono solo l’inizio di un
progetto che può senza ombra di dubbio migliorare.
02:06:2008
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