L'ultima pellicola di Spike Lee sta al 2005 come I SOLITI SOSPETTI di Brian
Singer sta al 1995: a esattamente dieci anni di distanza il cinema americano
sforna un nuovo capolavoro, e l'accostamento dei due registi finisce qui.
INSIDE MAN è un film corale che ricorda nell'atmosfera la pellicola di
Singer, tanto per capirci, ma è completamente diverso per "peso" e
struttura. Oltre al protagonista Denzel Washington, il film conta sulla
presenza di Christopher Plummer, e poi Clive Owen, Jodie Foster, Willem
Dafoe - oltre ad un elenco di attori di diverse etnie, i cui personaggi, di
religioni, accenti e razzismi differenti, rappresentano quella
multiculturalità da sempre presente nei lavori di Spike Lee: e sono tanti,
seminati qui e là, quei dialoghi, quelle piccole situazioni che non portano
avanti la vicenda, nella sua fabula, ma servono solamente a delineare
meglio i singoli protagonisti dando loro un anima.
è un peccato che il pubblico
italiano non sia abituato, o più semplicemente non sia capace, di godere di
un film nella sua versione originale, per poter ascoltare gli accenti e i
diversi linguaggi (quello "colto" della Foster contro quello "da sbirro" di
Washington, tanto per fare un esempio) che fanno parte integrante della
pellicola. Ciò che rende potente la storia di INSIDE MAN (che fin dal titolo
definisce il suo interesse sociologico) è che narra di una rapina, una
rapina perfetta che Spike Lee usa per esaminare l'uomo da dentro. Non
si tratta del solito discorso in cui nessuno è del tutto buono o del tutto
cattivo - il poliziotto protagonista che ha forse più di una macchia nella
carriera, il presidente della banca dal passato oscuro: la rapina (perfetta)
diventa il laboratorio in cui Spike Lee studia l'umanità, nel senso più
ampio del termine. Quando all'inizio Clive Owen - da quella che sembra una
cella ma che cella non è - ci descrive che cosa farà/che cosa ha fatto, si
pone nei confronti dello spettatore come se andasse a descrivere un
esperimento scientifico (la rapina che ha in mente): ma la rapina - che
rapina non è - è solo un pretesto per giungere allo svelamento di
qualcos'altro, di molto più importante. Che non sveleremo.
Voto: 30+/30
19:04:2005 |