innocenti bugie

di James Mangold

con Cameron Diaz, Tom Cruise

di Marco GROSOLI

 

29/30

 

Tra i registi più sottovalutati in forze a Hollywood, James Mangold firma ora (dopo quella splendida chiosa su Psycho che era Identity del 2003) una delle riletture di Intrigo Internazionale di Hitchcock più intelligenti mai fatte.
Si sa: Intrigo internazionale è una sorta di criptoremake della narrativa protohollywoodiana per eccellenza: l’Edipo. Un uomo finiva intrappolato in un nome senza corpo, il “significante Kaplan”: gli piomba addosso un’identità che non è la sua, e “matura” accedendo all’età adulta solo quando viene a patti con questo “destino” che è l’irriducibile estraneità del soggetto a se stesso. La cosa va di pari passo con un difficile avvicinamento verso l’altro sesso, dominato costantemente dalla paura del tradimento e del doppiogioco.
Qui non c’è più un uomo intrappolato in un complotto mondiale insieme a una donna che non si sa bene quanto sia fidata e quanto infida. Qui c’è una donna che ci casca dentro – e la spia fidata/infida invece è lui. Costretta per un caso a compiere un viaggio aereo insieme all’aitante e inattaccabile Roy (Tom Cruise), June (Cameron Diaz) ne rimarrà a traino di lì in avanti, irretita di passività davanti a un’azione (che è affare dell’altro) ai limiti estremi della stilizzazione parodica, veloce, grafica e debitamente esagerata.
L’azione, insomma, è come se scorresse su di un nastro, totalmente separata e fuori dalla portata della protagonista - la quale però non è una voyeur, perché le manca il distacco. È lì, invece, sempre nel mezzo dell’azione senza poterci fare niente. E Mangold è bravissimo nel trovare questo strano punto di vista impotente eppure in medias res, dentro a un’azione che non è sua. È un viaggio in macchina senza guidare, sopra a un camion che trasporta vetture: non è un caso se, verso metà film, i due protagonisti si trovano esattamente in questa situazione.
Poi la cosa naturalmente si ribalta: è lei che passerà all’azione e lui all’impotenza. Perché la struttura della situazione e il posto vuoto che essa lascia affinché il soggetto la occupi si scoprono rigorosamente intercambiabili, funzioni indifferenti di uno stesso vuoto, perfetto prolungamento dell’oscillazione della credenza del protagonista (il partner è una spia o non è una spia?) che marca questo film tanto quanto la sua matrice hitchcockiana. Essendo intercambiabili, il soggetto può stare dentro come fuori. E infatti, anziché attaccati dall’aereo come Cary Grant in aperta campagna in Intrigo internazionale, i protagonisti stavolta sono sull'aereo che attacca un ignaro camionista in aperta campagna.
L’azione, insomma, è ridotta a burletta, ma il soggetto non ha tempo per ridere: è troppo impegnato in uno zigzagante dentro-e-fuori (non era anche la cifra più riconoscibile di Identity?) tra humour e adrenalina, tra ironia e serietà, tra l’identità che gli piove addosso senza appartenergli e la sua.
 

24:10:2010

 knight and day
Regia James Mangold
Stati Uniti 2010, 110'

DUI: 08 ottobre 2010
Thriller