INGANNEVOLE E’ IL CUORE

PIU’ DI OGNI COSA

di Asia Argento
Con: Asia Argento, Winona Ryder

di Gabriele FRANCIONI

 

Regina del punk da salotto, la Figlia Di Dario (F.D.D.) fa "film" in preda a impulsi fisiopsicologici, senza un' idea vaga di cinema.
Inganna se stessa, prima di tutto, e delude i suoi fans ("decéption", in francese, vale sia per "inganno" che per "delusione") e, unica ragione per cui siamo qui a parlarne, i ben più  numerosi estimatori di J T LEROY.
Noi, ahimè, non siamo fra i primi, ma solo tra questi ultimi: SCARLET DIVA, infatti, ci aveva fatto innamorare di un particolare tasto del telecomando del videoregistratore, sul quale siamo poi ritornati anche  in occasione di RED SIREN o LOVE BITES, dove A.A. era solo attrice, mentre abbiamo passato una notte insonne a divorare SARAH.
Il film è sommamente ingannevole, perché tradisce innanzitutto la scrittura del platinotruccato James: tutta dialogo interiore, impressionistica e in continuo loop da reinvenzione del linguaggio QUESTA, tutto epidermicamente estetizzante (il design della disperazione !) e visivamente convenzionalmente "alternativo" QUELLO.
Non ci stupisce leggere che A.A./F.D.D. si chiudeva col riscaldamento acceso in macchina per girare certe scene di DECEITFUL, alla ricerca di un estraniamento posticcio, di "bad vibrations" coatte che non fanno parte del suo dna.
Basta osservare il modo in cui caracolla sui tacchi - lei, 30enne, dovrebbe tra l' altro impersonare una 23enne - o storce il naso e muove la bocca: è la caricatura di una personalità estrema e sofferta, il raggiro disonesto portato avanti da una persona baciata dalla fortuna e lontana anni luce dalle
esperienzevissute dal baby-Leroy (abbandoni/ stupri/ dipendenze/ solitudini).
Il percorso di vita dello scrittore americano è l' assoluto "inverso" di quello di A.A. : dopo l' orrore, costruisce col talento una seconda vita e fa di tutto per auto-occultarsi, nascondersi, defilarsi.
Lei, Nostra Signora Del Dark, viene da genitori e nonni stranoti e benissimostanti, ma ciò che l' attira è, appunto, l' aspetto esteriore della disperazione, l' estetica della diversità, il LOOK del vivere borderline.
Il padre la fa lavorare a partire dai 9 anni di età, passa attraverso i Moretti e i Placido, viene usata da Dario più e più volte (sino ai piani ravvicinati del sedere in IL FANTASMA DELL' OPERA...), poi decide di "dirigere" film e videoclip.
Appare su tutte le riviste possibili e immaginabili, invece di nascondersi produce un' inutile ipertrofia mediatica di sé.
Oggi sembra messa un po' peggio della sua musa ispiratrice (JTL).
Fedele alla filosofia verdoniana del "o famo strano" a tutti i costi, A.A. non crede di dovere modestamente mettersi a studiare cinema, ma ritiene di poter continuare a parlare a voce alta anche con una m.d.p. in mano, chiamando a raccolta altra gente che si è fatta da sola (lo stesso Marilyn Manson: lui c'è, non ci fa) o altri personaggi attirati dal suo altissimosonante cognome.
Prima, aveva pure tentato di ottenere il certificato da parte del Dogme vontrieriano (!!!!!), puntualmente negatole.
Non è comunque il caso d' infierire, perché DECEITFUL parla da solo: non esiste una narrazione, ma solo grumi d' immagini scollegate tra loro e giustapposte ad una selezione arbitraria del testo leroyano. Si procede per accostamenti di questi "segmenti" non-narrativi, privi anche di qualsiasi eventuale appeal da videoclip, perché A.A.  non ne possiede l' art and craft.
Come si diceva, i personaggi transitano sullo schermo come in una sfilata di moda, orizzontalmente e bidimensionalmente. Indossano la lingérie dell' abbandono e l' haute couture della violenza domestica. Si travestono da underdog, ma non trasmettono "one inch of bad feelings", che non siano quelli strettamente legati alla fruizione - soffertissima - del film.

A.A., tra l'altro, recita piuttosto male anche dove non dovrebbe fare troppo la parodia della mamma cattiva, ma essere se stessa (è impacciata e "fake" anche mentre mangia da un "trash-can"), oltre a doppiarsi in maniera veramente terribile !
Ne sia prova il fatto che tutti gli altri attori riescono meglio di lei, inclusi il brasato Peter (af)Fonda e la cotta Wynona Eazy-Ryder.
Ma la colpa maggiore sta nell' insistita superficialità nel trattare Jeremiah/James, che procede attraverso bruttissime esperienze con sguardo ebete e massima sopportazione, perché sa che è tutto finto.
La m.d.p. si preoccupa di dettagli insignificanti (ancora: tutti legati al decor del Male), come i forzatamente trasandati arredi di qualsivoglia ambiente percorso da madre e figlio in perenne spostamento sulle highways americane.
Tutto il senso del racconto leroyano è tenuto fuori campo: persino nei parcheggi degli autogrill - i topoi per eccellenza del racconto di JTL - nulla di significativo accade. Per non dire della redenzione coatta di Jeremiah traslocato da nonna Muti in una specie di  sanatorio puritanintegralista per anime perse, dove il bimbo dovrebbe essere rieducato.
E' il momento peggiore del film: risulta, infatti, insopportabile, infantile, ridicolo tutto l' apparato di arredo religioso che dovrebbe terrorizzare il piccolo. Crocifissi a go go, teschietti in primo piano, cinghie punitive e frasario da oratorio di provincia non rendono l' idea del senso di oppressione vissuto dal piccolo abbandonato, ma, once more, sono carta da parati per una struttura inesistente.
"Hai imparato i Salmi della Bibbia, Jeremiah?", fa l' imbalsamato Peter Fonda: "No, però conosco una canzone: I AM AN ANARCHIST, I AM AN ANTICHRIST...".

E' questo il senso dell' essere alternativi?
Si contesta così un' educazione non richiesta ?
A.A. è altissimamente convenzionale nell' illusione di contestare un apparato -esteriore - di segni e contrassegni in cui il Sistema (sociale, religioso e quant' altro) si incarnerebbe, affidandosi a frasi fatte e pose improbabili da punk da salotto, ut dicebatur.
Sorvoliamo su altri capitoli (pessima l' ellissi durante lo stupro da parte di Manson, con la "sovrapposizione" della madre nei confronti del figlio) o sulla gratuità di certe citazioni larryclarkiane o vansantiane tirate per i capelli (i cieli blu stellati, le velocizzazioni, la fotografia sciccosa etc).
Il film è una parodia di quello che avrebbe dovuto essere, una farsa cantata in coro, una raccolta di effetti personali di "diversi" e "alternativi" fatta al
mercatino sotto casa e portata in scena, un collage di scene giustapposte, che dal semplice accostamento non traggono materia per aumentare il loro
significato, una teoria infinita di frasi fatte infinitamente lontane dal testo di Leroy, un rosario di idee abortite in disperata ricerca di un centro che non c'è. Dalla scena dell' "incendio" in poi non abbiamo resistito e il film è imploso in maniera sacrosanta nella nostra mente.
 

Voto: 07/30

30:03:2005

INGANNEVOLE E’ IL CUORE PIU’ DI OGNI COSA

T.O.: The Heart Is Deceitful Above All Things
Regia: Asia Argento
Anno: 2004
Nazione: Stati Uniti d'America
Data uscita in Italia: 18:02:2005
Genere: Drammatico