Oregon: è la vigilia di Natale del 1885. Dopo una violenta bufera, la
spedizione assoldata da Rick Morrison (Alessandro Grande) un archeologo di
Boston, perde i cavalli e resta bloccata nella neve. Ne fanno parte la guida
Old Jack, il Messicano e Peggy (Eleonora De Bono), la cugina dell'archeologo
nelle vesti di Calamity Jane del gruppo. La loro meta è la Valle dei
Fossili, dove Rick è diretto alla ricerca di fortuna, ma lungo il cammino
dovranno vedersela con Brigham (Stefano Jacurti), un cattivissimo mormone
ansioso di estendere i suoi territori verso Ovest, e soprattutto con il
terribile spirito del Wendigo, misterioso demone che, come recita un’antica
leggenda delle tribù indiane, si nutre di carne umana…
Il western fa il suo giro, è il caso di dirlo a proposito di questo INFERNO
BIANCO, lungometraggio indipendente frutto di un anno e mezzo di
lavorazione, sudore e sacrifici sulle montagne dell’Abruzzo, che riporta
sugli schermi il genere di frontiera dopo molti anni di assenza. Dopo la
partecipazione ai festival e alle rassegne, la visione nei locali, cineclub,
piazze all’aperto, è pronto per incominciare l'avventura anche all’estero.
La sceneggiatura è di Stefano Jacurti, filmaker indipendente già autore del
corto western “Boot Hill”, che ha diretto e prodotto il film a quattro mani
col regista Emiliano Ferrera, realizzando così il sogno di girare un
lungometraggio sul suo genere preferito.
Scrive Stefano Jacurti: “Ogni volta che si intraprende un viaggio mentale
attraverso un mondo che si vuole raccontare, si parte sempre da qualcosa che
si è visto, letto, ascoltato. Anche io sono partito da qualcosa quindi. IL
GRANDE SILENZIO di Corbucci, DEAD MAN di Jim Jarmush e L’URLO DELL’ODIO sono
stati film che mi hanno colpito e allora ho scritto questa storia che però
non ha nulla a che vedere con la trama dei tre film citati (…) Sono film che
comunque, per un motivo o per un'altro, hanno acceso la miccia del mouse che
mi ha fatto intraprendere una strada del tutto personale”.
Vincitore del premio Acec al Tentacoli Film Festival, manifestazione
dedicata a produzioni indipendenti e di genere, il film è stato interamente
autoprodotto con un budget di seimila euro, mentre i costumi da cowboys e le
armi provengono dalla collezione privata del regista.
Con una recitazione volutamente sopra le righe che tocca il suo vertice nel
coup de théatre finale, INFERNO BIANCO è dopo anni di buio uno dei primi
lunghi a scommettere su generi per troppo tempo trascurati, in particolare
il western e l’horror con forti suggestioni psicologiche, da intendersi come
mistero più di quanto esso venga effettivamente mostrato. Si spiega così
l’atmosfera di sottile e palpabile angoscia che accompagna i personaggi
lungo tutto l’arco del film, analogamente alla scelta di utilizzare il
bianco e nero per raccontare la loro avventura. Le foresta scura, le
montagne, i sentieri impervi coperti dal manto bianco ed accecante di neve,
diventano allora i veri protagonisti di questo film. Lo scenario appenninico
si è prestato magnificamente al progetto cinematografico di Jacurti e
Ferrera, accompagnandone coi tratti più ostili del territorio la poetica
spigolosa, ben integrata con la peculiare consistenza materica dei luoghi di
ripresa. La validità delle location si ripercuote quindi nell’impronta
estremamente realistica di molte scene, a partire dai passi pesanti che
affondano nella neve, per arrivare alle silhouette dei personaggi che si
distinguono a fatica nella tormenta. Ne deriva un omaggio al western
classico che si propone al contempo come ripresa originale di un viaggio,
teso a esplorare il rapporto tra Uomo e Natura, su uno sfondo spettacolare
che rimanda ai grandi spazi americani popolati da fantasmi (quel Wendigo già
evocato cinematograficamente da Antonia Bird e Larry Fessenden), estrema
sopravvivenza di popolazioni e culture natie.
28:06:2008 |