da 63ma mostra del cinema di venezia

Infamous

una pessima reputazione

di Douglas McGrath

Con Toby Jones, Daniel Craig

di Federica FERRARI

 

Dopo Capote di Bennet Miller il cinema americano aveva proprio bisogno di un’altra biografia su una celebrità dei salotti newyorkesi della metà del ‘900? E, supponendo che ne avesse bisogno, quale il motivo di questo doppione a distanza ravvicinata? Evidentemente anche la Warner Bros ha voluto creare la sua versione del personaggio di Truman Capote e dell’aneddotica che ruota attorno al suo best-seller del 1966 “In Cold Blood”. Il nucleo della vicenda resta pressoché invariato: durante le ricerche per la stesura del suo romanzo, lo scrittore Truman Capote (Jones) sviluppa una stretta relazione con gli assassini detenuti Dick Hickock e Perry Smith. La diegesi, fatto salvo per poche differenze, si sviluppa pressoché in parallelo con la versione di Miller. Ma diversamente dalla piccola produzione di Capote, quella di Infamous è chiaramente un’operazione commerciale di una grande casa di produzione, anche se distribuito da un’improbabilmente indipendente “Warner Independent Pictures”. Del resto il cast parla per sé, includendo Toby Jones, Sandra Bullock, Daniel Craig, Lee Pace, Peter Bogdanovich, Jeff Daniels, Hope Davis, Gwyneth Paltrow, Isabella Rossellini, Juliet Stevenson, and Sigourney Weaver.
Posto che il paragone tra Infamous e Capote è inevitabile, e posto che il plot e la diegesi restano pressoché invariati, in cosa il lavoro di MacGrath si vuole distinguere dal suo precedente?
A partire dal diverso approccio dell’interpretazione del protagonista – Toby Jones vs. Phillip Seymour Hoffman – la differenza sembra stare nel registro di stile, volutamente giocato su una serie di opposizioni in parallelo sulla base dello stesso canovaccio. Il Truman Capote di Toby Jones è sarcastico, buffo, sicuramente più stereotipato rispetto alla versione emozionalmente risonante e dalla psicologia più intrigante interpretato da Phillip Seymour Hoffman. Infamous nel complesso si presenta come una versione semplificata in chiave sunny-light-comica di Capote.
La differenza è evidente innanzitutto dalla luce: le inquadrature calde e gli spicchi di sole che si concede ampiamente Infamous si oppongono ai colori freddi di Capote, come il registro ai limiti del demenziale del primo si differenzia da quello evidentemente drammatizzante del secondo. La serie di aneddoti della vita di Truman si ripetono qui quasi invariati salvo alcuni aggiustamenti. Tra questi possiamo identificare la collaborazione di entrambi gli assassini con Truman, il pegno monetario in cambio della collaborazione, il legame di Truman con entrambi gli assassini. Queste differenze sembrano essere riconducibili a uno sforzo di semplificazione e alla volontà di non lasciare ambiguità o irrisolti. Da questo punto di vista in particolare emerge un’esplicitazione dell’omosessualità di Perry che era rimasta invece solamente abbozzata in Capote. La relazione tra questo e Truman viene di conseguenza resa in termini più stretti. In questo senso va letto anche l’adattamento della figura della madre di Truman, abbassata di rango e censo per insistere sull’affinità elettiva tra lo scrittore e il detenuto.
Per concludere possiamo considerare lo sviluppo del tema dell’assenza di senso dell’omicidio, che se era stata lasciata irrisolta in Capote, viene qui ricondotta all’omosessualità di Perry e portato a compimento con la chiosa “leaving in jail is not bad if you note the world outside, neither is death, if you don’t like to live”.
Per soddisfare la curiosità degli scrittori emergenti rispetto alla figura di Truman Capote, senza rischi di eccessivo coinvolgimento emotivo, Infamous può essere una valida alternativa al più emozionalmente intriso Capote, ciò non toglie che il sapore che rimane è insipido; senza infamia, ma anche senza lode.
 

Voto: 24/30

09:09:2006

 

Tutte le recensioni di Venezia 2006

Infamous
Regia: Douglas McGrath
USA 2006, 118'
Data uscita in Italia: 12:01:2007
Genere: Biografico