Indiana Jones e il Regno

del Teschio di Cristallo

di Steven Spielberg

con Harrison Ford, Karen Allen

Altri intepreti: Shia LaBeouf, Ray Winstone

di Matteo FERUGLIO

 

30/30 e lode

 

"Se l'avventura ha un nome, quel nome deve essere Indiana Jones" recitava nel lontano 1981 la frase di lancio de I PREDATORI DELL'ARCA PERDUTA (questo il titolo originale italiano del primo film, poi diventato quello che tutti conosciamo). O forse era il 1984 e la frase fu usata per il secondo film? Magari era il 1989 e si trattava della pubblicità per il terzo. A distanza di 27 anni dal primo film e 10 anni da L'ULTIMA CROCIATA, la frase, credetemi, può e a ragione essere utilizzata anche per l'ultima fatica di Ford, ormai (ormai, ma non sembra) 66enne - sia anagraficamente che fantasticamente. Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo che potrebbe (mi  auguro) non essere l'ultima avventura (e la scena finale sembrerebbe suggerirlo, ma "attento, Shia, c'è un solo Indiana Jones, e sono io", dice lo sguardo di Ford, indossando la fedora) è cinema e divertimento allo stato puro. Sean Connery torna come foto di papà Jones sulla scrivania del dottor Jones (nella finzione è morto da qualche anno) mentre Denholm Elliott, morto nella realtà nel '92, è omaggiato in quasi tutte le sequenze che si svolgono nel college in cui lavorava Marcus Brody (un quadro, una statua, ancora una foto sulla scrivania di Indiana, ops Junior, ops, Henry Jones II). E tanto per rimanere in tema di morti (di nuovo finti, 'sta volta) e correggere pure il sito di Trova Cinema, John Hurt non è Abner Ravenwood, che è defunto fuori scena prima o durante I PREDATORI, ma un vecchio amico di Indy, Oxley, che per primo ha trovato la città perduta di Akator.

La storia ha tutto. Volete l'inseguimento? Avrete l'inseguimento - più di uno, ad essere sinceri. Volete la scazzottata? Quante ne volete al minuto? Volete l'umorismo? Avrete l'umorismo. Volete i cattivi? Avrete i russi, siamo nel 1957, i nazisti sono finiti, passiamo dalle camicie brune a quelle rosse. Avrete pure una bella esplosione atomica in primo piano, e gli alieni - che ritornano finalmente in una pellicola di Spielberg.

Così come ritorna, fin dall'inizio, I PREDATORI quando Ford/Jones viene introdotto nuovamente in medias res attraverso la sua ombra, dopo cinque minuti buoni di film. E se di là diceva "Hovitos", qui dice "Russians". Lo sconfinato magazzino che chiudeva il primo film apre questa quarta pellicola dedicata all'archeologo e così pure l'Arca dell'Alleanza fa la sua (ri)comparsa (mentre l'Area 51 da mito nella realtà diventa realtà nel mito). Per non parlare di Karen Allen, di nuovo nei panni di Marion - l'avevamo lasciata con uno sconfortato Indy, sulla scalinata: quando ora la (ri)vediamo, nel pieno della giungla amazzonica, imbattersi nuovamente in Indiana Jones, ci aspettiamo sferri lo stesso pugno con cui gli dà il benvenuto 27 anni prima in Nepal (nota a margine: gli anni passano per tutti, tranne che per i due protagonisti).

Non dimentichiamo la credibilissima anche da bruna e sovietica (nel doppiaggio italiano ahimé temo parlerà alla "unoski duoski", ma in inglese è tutt'altra cosa) Cate Blanchett (Irina Spalko, e per precisione è ucraina, come osserva Jones), l'amico nemico Ray Winstone ("Mac" George McHale) che chiama Indiana col nome Jonsy (come dire "Indianino Gionsettino). E Shia LaBeouf, che entra in scena vestito come Marlon Brando ne IL SELVAGGIO e che sembra davvero il figlio di cotanto padre.

E che si pettina in continuazione come la generazione di GREASE.

 

24:05:2008

indiana Jones and the

Kingdom of the Crystal Skull
Regia: Steven Spielberg
Stati Uniti 2008, 123'
DUI: 23 maggio 2008
Genere: Avventura