inception

di Christopher Nolan

con Leonardo DiCaprio, Ellen Page
Altri interpreti:  Michael Cain, Tom Berenger

di Simone GHIDONI

 

19/30

 

Lo spionaggio industriale ha trovato un nuovo modo per estorcere segreti a facoltosi uomini d’affari: entrare nei loro sogni è ormai possibile. Non solo, è possibile architettare questi sogni, organizzarli dettagliatamente, usando stratagemmi psicologici che confondano il malcapitato e lo spingano a consegnare direttamente ai “James Bond della mente” i segreti cui ambiscono.

Don Cobb (Leonardo Di Caprio) è il più abile tra i ladri dell’inconscio, tuttavia il suo unico obbiettivo sembra essere il rimpatrio in America, dove è ufficialmente ricercato per l’omicidio della moglie. Un potente businessman giapponese sembra finalmente offrirgli la possibilità di abbracciare i suoi figli in cambio di un’operazione rischiosa e mai provata: utilizzare il suo talento per istallare un’idea nella mente di un ricchissimo magnate (Cillian Murphy), erede di un impero economico immenso. Don è disposto a tutto e organizza immediatamente una squadra, ma il ricordo della moglie morta sembra essere un ostacolo pericoloso…

Christopher Nolan ha un marchio di fabbrica e questo è più di quanto si possa dire della maggior parte dei registi hollywoodiani al dì sotto di una certa età. Per esempio ha una discreta consapevolezza del formato widescreen e, insieme a Fincher, sembra essere uno dei pochi ad usarlo con criterio. Il suo è un cinema nuovamente concentrato sull’azione, a volte talmente concentrato sul meccanismo azione-conseguenza, sulle tracce che esso lascia (MEMENTO), da dimenticare l’anima che vi sta dietro e lo regola. O meglio, più che dimenticarla la costruisce frettolosamente, liquidandola in pacchetti di moventi psicologici piuttosto logori e stereotipici (BATMAN BEGINS). Se l’azione poi la si proietta nel mondo intimo, onirico, smaterializzato dei sogni, le cose si complicano e il rischio è il cortocircuito emotivo e stilistico di INCEPTION.

INCEPTION si inserisce senza ombra di dubbio in quell’importante filone del cinema americano che, soprattutto dagli anni Ottanta, ha cercato di giocare con i piani di realtà anche nel cinema mainstream, introducendo una sana complessità spesso indirizzata verso una riflessione sul medium cinematografico (e sugli altri media tout court). Penso in particolare a VIDEODROME di Cronenberg, passando per altri suoi capolavori quali IL PASTO NUDO o EXISTENZ, per IL SEME DELLA FOLLIA di Carpenter, per STRADE PERDUTE di Lynch fino all’esplosione commerciale di MATRIX ed epigoni. Tutte pellicole in cui i confini del protagonista, le sue possibilità di interazione con gli altri personaggi, la sua percezione della realtà venivano messi in gioco e discussi, ogni volta ponendo l’accento su lati diversi della questione.

Il film di Nolan si presenta (forse vorrebbe presentarsi) come un cavalcavia tra quelle opere in cui l’inconscio, la percezione e il lato oscuro dell’animo umano erano al centro del dibattito (contraendo più di un debito anche verso NIGHTMARE) e quelle più recenti in cui sembra predominare piuttosto il meccanismo dell’interattività e della virtualità.

Così, se da un lato tutta l’attenzione dello spettatore è posta sulla struttura a scatole cinesi dell’intreccio e sulla compresenza virtuale dei personaggi (dei loro avatar?) in un unico sogno, dall’altro si vorrebbe portare questo stesso spettatore nel cuore di tenebra di Don e del ricco magnate, lo si vorrebbe condurre fisicamente nella loro interiorità. Il risultato è che la struttura del film si mangia completamente personaggi, moventi, emozioni: come un vortice che aumenta di dimensioni man mano che ingerisce componenti, la chinese box structure di INCEPTION fagocita la sua stessa poesia, tra l’altro già compromessa per rendere più intellegibili gli eventi ad un pubblico non abituato a riflettere (i personaggi si sprecano in insopportabili e didascaliche spiegazioni).

Le potenzialità catartiche di un film dall’andamento classico (e INCEPTION sulla carta aveva questo andamento: introduzione-gancio, presentazione dei personaggi, regole del gioco, posta finale svelata al momento giusto, reclutamento e avventura dell’eroe e dei suoi alleati ecc…) vengono neutralizzate dalla macchinosità del congegno, che pretende di moltiplicare le emozioni in rapporto al numero di piani di realtà implicati contemporaneamente.

In altre parole, manca la naturalezza, la leggerezza del tocco. INCEPTION è il proverbiale elefante nella cristalleria (e un paio di bicchieri rotti, ovvero buchi di sceneggiatura, si possono trovare senza troppa difficoltà). Se Nolan ha cercato si sopperire alla ruvidezza psicologica di certi suoi personaggi, l’ha fatto nel modo più sbagliato e paradossale: non basta proiettare l’azione nell’inconscio per avere un film psicologicamente ed emotivamente raffinato. Infatti, più che approfondire e sfumare i personaggi, Nolan così facendo ha depotenziato il mondo dei sogni trasformandolo in un grosso parco a temi (a scatole cinesi).

Un’occasione sprecata.

 

09:10:2010

Inception
Regia Christopher Nolan
Stati Uniti 2010, 148'

DUI: 24 settembre 2010
Warner Bros Italia
Fantascientifico