
Nel 2095 Horus, una divinitā egizia sbucata da una piramide sospesa nel
cielo di New York, scorrazza per le vie di Manhattan sotto diverse identitā.
L'obiettivo č quello di trovare Jill, una giovane e misteriosa donna
(capelli e lacrime blu e inspiegabile conformazione degli organi interni) in
grado di dare al Dio dalla testa di falco degna discendenza. Per avvicinarsi
alla ragazza Horus prenderā possesso del corpo di Nikopol, il leader storico
degli oppositori al sistema di potere dominante scampato fortuitamente
all'ibernazione forzata a cui era stato condannato trent'anni prima. La
prima mezz'ora lasciava ben sperare, se non altro per la capacitā di Bilāl
(autore della serie di fumetti da cui trae ispirazione il film) di saper
dare spessore evocativo ad immagini peraltro fortemente debitrici di
innumerevoli altre distopie fantascientifiche. E se l'amalgama
techno-fantasy (che utilizza con un certo dispendio di mezzi la tecnica
mista che fonde insieme attori veri e creature e ambienti interamente
ricreati al computer) lasciava ad intendere che le presunzioni di
visionarietā, misticismo e sarcastiche "metafore del nostro tempo" potessero
aver prodotto un inaspettato (nell'era dei blockbustar ultrapubblicizzati)
piccolo "cult", la delusione finale č doppia. La storia si fa sempre pių
balbettante strada facendo fino a risolversi in un fumoso e criptico nulla
di fatto; di concerto, la spettacolaritā della tecnica digitale si
affievolisce insieme alla qualitā dei dialoghi che mette in bocca ad una
presunta divinitā frasi di fastidiosa banalitā giovanilistica.
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Voto: 17/30
18:12.2004 |