
Chiariamo subito: il paragone con il film di Manchevski PRIMA DELLA
PIOGGIA è forse inevitabile, ma non dovrebbe diventare obbligatorio. E'
lo stesso Gian Vittorio Baldi che mi conferma di averlo visto, ma aggiunge
anche che le somiglianze sono del tutto casuali, poiché IL TEMPORALE era
all'epoca del film macedone già in lavorazione. Eppure, ad essere sinceri,
delle similitudini ci sono: il titolo "metereologico", il tema (la guerra
in Bosnia), la narrazione "a capitoli", la circolarità della racconto,
la somiglianza fisica dei due maturi protagonisti. Ma poi, in realtà,
tale somiglianza è solo superficiale, i due film sono diversi, forse a
loro modo complementari, ma se PRIMA DELLA PIOGGIA lascia stupiti e frastornati
subito, IL TEMPORALE richiede una riflessione. E', quest'ultimo, un film
difficile, colto, che lo stesso Baldi si trova costretto a spiegare al
pubblico (all'anteprima nazionale avvenuta al Multisala CAPITOL di Bologna)
prima della visione, come a proteggere la sua creatura da successive critiche.
Parlare di film, però, è riduttivo, ed è questo il motivo per cui le somiglianze
con il film di Manchevski finiscono lì. IL TEMPORALE è un’opera corale
e profonda,interculturale e multietnica come certamente lo era Sarajevo
prima del conflitto: ecco perché nei capitoli che scandiscono la pellicola
(le Finestre), vengono accostati edifici della città distanti anche chilometri
tra loro, oppure del tutto estranei - capita così che nella Finestra IX
si trovino assieme l'Ospedale Kosevo e la Torre Televisiva di Sarajevo
con la Chiesa dell'Osservanza di Brisighella. Il dialetto romagnolo si
mescola in alcune riprese alla parlata slava, come se fosse una delle
lingue locali (nella versione originale ciascuno parlava la propria lingua,
ed è un peccato che non si sia scelto di sottotitolare il film, piuttosto
che di doppiarlo). La storia, come in RASHOMON, è narrata più volte, ma
la domanda principale non è se BlanKa (Roberta Caroli) sia stata uccisa
o si sia uccisa, 'che sminuirebbe il senso del film: la eterea BlanKa
è il simbolo dell'Innocenza, e l'innocenza non muore mai, come sembra
suggerirci l'immagine finale della pellicola. IL TEMPORALE non è un film
da raccontare, è un film da meditare e rivedere e la sua difficoltà di
comprensione è dimostrata dalla esigenza stessa che ha spinto il regista
a spiegarlo al pubblico. Per esempio, sarebbe necessario conoscere la
topografia di Sarajevo per apprezzare completamente le Finestre, e sapere
che il Viale dei Cecchini (Finestra I) non è accanto alla sede del giornale
Oslobodenje o al Palazzo del Consiglio. Ecco perché, in una recensione
di cinema, vi suggerisco un libro, scritto dallo stesso regista, dove
non troverete le citazioni letterarie presenti nella pellicola, ma potrete
capire e leggere con più attenzione il film: è NEVRIJEME - Il Temporale,
di Gian Vittorio Baldi, edito da Edizione Hypermedia. Un libro da leggere
ma soprattutto da guardare, come il film, da guardare, va soprattutto
letto.
Voto: 30/30
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