Dopo Appuntamento a
Belleville (2003), Sylvain Chomet firma un altro capolavoro
reinterpretando con sensibilitą ed accuratezza uno script mai realizzato di
Jacques Tati, vero protagonista nelle vesti di un Monsieur Hulot completo di
impermeabile, ombrello, chapeau e.. Bianconiglio (feroce).
Un vecchio Illusionista sul viale del tramonto che attraversa lungotreno i
palcoscenici d'Oltremanica per far rivivere la bellezza e il sapore del
grande cinema. Quello d'animazione e quello di un indimenticabile regista.
Quello della sottile ironia e quello dei loquaci silenzi. La storia, in
originale scritta dallo stesso Tati per la figlia Sophie, racconta del
poetico incontro tra il vecchio illusionista e una ragazza alle soglie
dell'adolescenza. Sullo sfondo, un'epoca di transizione decreta la morte
dell'arte a favore dei miti delle rock&roll bands e della televisione.
Pagliacci, ventriloqui, acrobati e illusionisti vengono spinti ai margini,
relegati poco a poco alla malinconia delle maschere che ingialliscono nella
smorfia del tempo che fu e di un passato caro al cuore.
La precisa ricerca di (im)perfezione del tratto - cinque (!) anni di lavoro
per una squadra di talenti selezionati in tutta Europa,
NdA - fa brillare d'umanitą i
suoi personaggi. Un rispettoso 3D - in assoluta controtendenza - fluidifica,
smussa, correda e viene asservito al pił vetusto 2D, si rende discreto;
mentre la regia recupera ritmi fuori (dal) tempo: si distende come le ombre
lunghe di Edimburgo, in piani sequenza da elegante Aristogatto indugia a
camera fissa dentro a quadri sovrapposti, di musiche, mugugni e sentimenti.
Per Alice, e per chi dice che la magia non esiste. Pił.
08:11:2010 |