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Se devo pensare al cinema italiano,
lasciatemi pensare a Sorrentino. Ispettore dell’umanità celata, è l’uomo che
osserva e squarcia l’indifferenza grigia del nostro secolo, trasformandola
nel più grande fuoco d’artificio, nella più bella esplosione, sapendola
rendere spettacolare protagonista. Rivoltatore della banalità Sorrentino
disegna mondi interiori misteriosi, divertenti e provocatori, rimanendo
sempre fedele a se stesso in un lavoro antropologico in cui si riscontra una
grande continuità, e quindi per me un plus di senso.
La Sfinge, il Gobbo, La Volpe, il Papa nero, Belzebù, Il Divo. Chi era/è
Andreotti? Sorrentino riesce nel difficile compito di costruire un
personaggio intimamente complesso e contemporaneamente il contenitore di un
pezzo di Storia italiana. Andreotti è l’esasperazione della solitudine come
lo era il Servillo delle conseguenze dell’amore, è il fallimento dei
sentimenti nella depressione angosciosa, ma anche una riservata umanità in
mezzo a un mondo(solo politico?) di superficiale evanescenza. Andreotti-Il
Divo, è antipatico a tutti e irresistibile a noi, è il mistero tutto
italiano della (mala)politica. è
la Storia, è l’enigma della responsabilità, è il cristiano salvatore e il
peccatore avido di potere. è
un uomo che sceglie il male come mezzo per il prakton aristotelico, il bene
dell’uomo ovvero il bene politico, e già il paganissimo Stagirita insegnava
che se il fine è il prakton il mezzo deve essere la giusta azione, ma la
religione si sa sconvolge tutto…
Era davvero una scelta obbligata? Sacrificare vita e morale all’altare della
politica è necessità o forse tutto, proprio tutto è il frutto di un’assenza
di significato incolmabile e forse tutto, ma proprio tutto poteva essere
diverso. E pensare che potevano essere “i migliori anni della nostra vita”.
28:06:2008 |