
"I miei figli vogliono troppe cose: l’amore, la passione, i figli, il
lavoro…" Così Irene (Virna Lisi) - una signora matura che ha vissuto tutta
la sua vita per il marito, la casa ed i doveri che il suo ruolo sociale
le imponeva - parla dei suoi tre figli, evidenziando il divario enorme
di due generazioni, tanto diverse e lontane da non riuscire a trovare
un punto di incontro nemmeno nella sofferenza e nel dolore. Irene vive
ormai da sola nella sua villa romana in via di decadimento, lontana dal
frastuono della città, ma forse anche da quello della vita. I suoi figli
sono Sara (Margherita Buy), una giovane donna che ha perso il marito molto
presto e ormai da tempo passa le sue serate a casa, aspettando il ritorno
del figlio adolescente e scaricando su di lui le sue paure di perdere
chi si ama e la sua incapacità di provare ancora a vivere; Rita (Sandra
Ceccarelli) una donna sposata con due bambine che si trova ad affrontare,
con dolore, la fine del suo matrimonio e la riscoperta della passione
e del desiderio per un altro uomo; Claudio (Luigi Lo Cascio), un avvocato
rampante che da sempre nasconde la propria omosessualità alla madre e
che deve scegliere tra le sue paure e il sentimento per il suo compagno.
Le storie di Sara, Rita e Claudio si intrecciano con quelle dei loro figli
e con i filmati sbiaditi dei bei tempi passati di Irene, che continua
a vivere la sua vita lamentandosi della propria solitudine, ma senza riuscire
a capire né i propri errori né i danni causati dalla sua freddezza, dalla
sua stessa infelicità e mancanza di amore. E così IL PIÙ BEL GIORNO DELLA
MIA VITA è per la piccola Chiara, la figlia di Rita, quello della sua
prima comunione, ma ognuno dei personaggi, nel corso della narrazione,
rimpiangerà un periodo di felicità ormai svanito, per paura e per resa
nei confronti della vita. Cristina Comencini, sceneggiatrice, scrittrice
e regista di VA’ DOVE TI PORTA IL CUORE, MATRIMONI e LIBERATE I PESCI,
ci racconta la storia di una famiglia e della famiglia in generale, di
quello che rappresentava e di quello che oggi rappresenta, cercandone
il senso nei sentimenti più profondi di ogni persona, nelle paure che
nascono dalla mancanza di amore, di comprensione, di attenzione e dalla
incapacità di criticarsi, di reagire e di trovare nuovi equilibri. E se
si intravede molto di personale nella sua narrazione, è proprio questo
che coinvolge e fa perdonare anche certe piccole ingenuità nei dialoghi
e nello svolgimento della storia. Nel frastuono generale degli adulti,
la piccola Chiara si prepara con serietà al suo grande impegno e sarà
lei, nel suo giorno più bello e importante, a riprendere tutti con il
suo occhio - metaforicamente materializzatosi in una telecamera - con
cui custodirà gelosamente tutti i suoi sentimenti più segreti.
Voto: 27/30
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