Beatriz (Brondo), una giovane psichiatra,
comincia a lavorare presso una prestigiosa casa di cura specializzata in
ipnosi. Quando una bambina che era stata ricoverata dopo aver assistito
all’omicidio della madre viene trovata morta, con le vene recise,
Beatriz decide di indagare sui numerosi suicidi avvenuti all’interno
della clinica. Sollecitata da un paziente che dice di essere un
infiltrato della polizia (Bichir) e messa in guardia dall’autorevole ma
ambiguo Dottor Sanchez (Atkine), Beatriz scoprirà che la soluzione del
mistero la riguarda direttamente.
Confuso, velleitario, farraginoso: a dispetto della confezione
inutilmente patinata, il film dello spagnolo Carreras (anche autore
dell’adattamento da un racconto di Javier Azpeitia) finisce per
assomigliare a certi omologhi nostrani degli anni settanta, laddove un
paio di tette (in questo caso della graziosa ma spaesata Brondo,
bisognosa di una doccia ogni cinque minuti) rivestivano la
provvidenziale funzione di distrarre anche lo spettatore più attento da
buchi abissali di sceneggiatura, suspence al grado zero, momenti di
involontaria comicità. Ma se quei sottoprodotti del passato, soprattutto
rivisti oggi, trasudano spesso un’aria malsana e morbosa dovuta in gran
parte alla loro natura di manufatti esasperatamente artigianali, qui si
respira invece un che di pretenzioso, un vuoto intellettualismo che
irrita oltre ad annoiare presto. Personaggi appena abbozzati,
interpretazioni poco convinte e intreccio fra il pretestuoso e l’assurdo
fanno il resto.Il per molti versi analogo GOTHIKA, a confronto, era un
capolavoro.
Da rimuovere.
Voto: 10/30
20:04:2005 |
Beatriz Vargas, una giovane psichiatra,
accetta un impiego presso una prestigiosa casa di cura specializzata in
ipnosi e situata in una zona sperduta, lontana da ogni centro abitato. È
là che viene a conoscenza del caso di una bambina ricoverata dopo aver
assistito al brutale omicidio della madre. Da allora ha smesso di
parlare. Già al primo incontro Beatriz riesce ad ottenere da lei una
risposta. Ma le speranze di poterla aiutare svaniscono di colpo: la
bambina viene trovata morta in una vasca… le vene tagliate. Un
enigmatico paziente, sofferente di una grave forma di amnesia, più
profonda di quanto si possa immaginare, conduce Beatriz in un labirinto
psicologico da cui è impossibile fuggire: “Beatriz, stai attenta… non si
è trattato di suicidio”.
Realtà e fantasia cominciano a fondersi nella sempre più instabile mente
della dottoressa. Pazienti che preannunciano alcune morti, indizi che
portano a sospettati sempre diversi, visioni profetiche, corridoi
circolari che nascondono segreti mortali…altri decessi.
Come è ormai consuetudine escono, da noi, pellicole che si portano
dietro almeno due o tre anni di vita, ed è anche il caso di
Hypnos. Diretto dallo
spagnolo Carreras tra il 2002 e il 2003, il film raccoglie un
consistente successo di pubblico in patria, cosa che gli assicura una
distribuzione internazionale. Ma vedere un film di questo tipo circa tre
anni dopo essere stato concepito, ha sicuramente delle conseguenze. Ad
una messa in scena efficace e curata si oppone una sceneggiatura fin
troppo prevedibile, da risultare paradossalmente lineare. Il meccanismo
narrativo proposto da Hypnos
poteva risultare efficace anni fa, quando il pubblico era sicuramente
più ingenuo rispetto alle trovate di piazzamento della percezione e dei
doppi finali. Certo, i lynchiani-doc (così come i fan di Cronenberg) da
decenni sono ormai avvezzi alle personalità multiple, cangianti,
destabilizzanti, ma un pubblico più vasto ha fatto la conoscenza di
certe trovate dal Sesto senso,
per esempio, soltanto per citare un titolo. Impossibile addentrarsi di
più nella trama, appunto per non svelare il gioco che regge l’intera
vicenda, ma è essenziale notare la cura con la quale il regista si è
calato nell’universo allucinato dei personaggi. Le scenografie,
impeccabili, ci riportano ad un certo gusto argentiano, essenziale, ma
allo stesso tempo barocco, soprattutto per i movimenti della macchina da
presa. Il nero, il bianco e il giallo sono i colori dominanti di
architetture spigolose e lucenti, in mezzo alle quali sono ben visibili
luci al neon difettose e tende rosse che però sembrano andare un po’
troppo oltre la semplice citazione al cinema di Lynch. Molto efficace,
inoltre, anche il volto e l’interpretazione di Cristina Brondo,
affermatasi a livello europeo con
L’appartamento spagnolo,
e che rivedremo come protagonista nel prossimo film di Dario Argento
Ti piace Hitchcock?,
recente vincitore al Festival del Fantastico di Bruxelles.
Il primo tempo, avvincente e spedito, calca le linee di un secco
thriller, e si trasforma in una seconda parte allucinata e caotica, che
dovrebbe accompagnare lo spettatore verso lo scioglimento del finale. I
chiarimenti arrivano, ma stentiamo a crederli accompagnati dalla
soddisfazione del pubblico.
Voto: 24/30
21:04:2005 |