Nella provincia americana, un tranquillo ristoratore uccide per legittima
difesa due criminali: è immediatamente eroe suo malgrado. La fama improvvisa
trascina con sé due loschi individui che fingono di conoscere una sua
fantomatica vera identità da cui sarebbe fuggito...
All'inizio sembra un Cronenberg anomalo e disimpegnato, pian piano però
emergono le ben note ossessioni d'autore (il doppio-non-doppio dei fratelli,
la meccanicità del sesso, la carne tumescente, le sue apparenze
problematiche) fino a comporne una declinazione coerentissima, geniale e non
priva di richiami (perfetti) all'attualità (ovvero: in quale misura è
considerabile "normale" l'eroismo violento oggi in America). Non sveleremo
le sorprese e gli spiazzamenti di questo film. Basti notare, però, come
ancora una volta Cronenberg sappia inserire in una messinscena lucida fino
alla trasparenza le manifestazioni formali del rapporto perverso tra
Identità e Alterità da sempre al centro dei suoi film - ad esempio la
violenza è rappresentata con oggettività artatamente eccessiva, quasi fosse
una protesi dell'essere umano (esterna e, secondo la logica cronenberghiana,
perciostesso anche interna), quando inquadra un volto in decomposizione come
fosse il più banale dei piani, quando gira con totale impassibilità
sparatorie geometriche, spigolose più che in un western, o quando inserisce
dettagli di un fucile isolandoli completamente dal resto del tessuto visivo.
Idem per la breve, bellissima scena come al rallentatore in cui il figlio
del protagonista riesce ad afferrare la palla da baseball senza quasi
riuscirci a credere.
Insomma, dietro l'apparenza dimessa, Cronenberg al 200%.
Voto: 30/30
05/09/2005
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