Adattato dall’omonimo fumetto di John Wagner e Vincent Locke, HISTORY OF
VIOLENCE narra di come Tom Stall (Viggo Mortensen) - tranquillo ed onesto
abitante degli States rurali, nonché premuroso e fortunato padre di
famiglia: un figlio adolescente, una bimba bionda di pochi anni, ma
soprattutto una moglie, Edie (interpretata da Maria Bello), più sexy e
affettuosa di quanto possa essere credibile - si ritrovi improvvisamente al
centro dell’attenzione per aver sventato in maniera tanto eroica quanto
truce una rapina nella sua tavola calda. L’interesse dei media per la
vicenda porta la tranquilla esistenza di Tom alla portata di orecchie
indiscrete, e questi si ritrova improvvisamente assediato da un malavitoso
di Philadelphia (Ed Harris) che insiste nel chiamarlo Joey e sostiene di
conoscerlo da molti anni.
Siamo in un paese in cui i fucili si tengono nel ripostiglio, e il concetto
di “eccesso di legittima difesa” non è contemplato, e così Tom/Joey dovrà
difendere sé e la propria famiglia a colpi di pistola, e nel frattempo
cercare di evitare che il rapporto con la moglie e il figlio maggiore -
angosciati dalla possibile esistenza di un lato oscuro, per quanto
appartenente al passato, di questo pacifico capofamiglia - vada in pezzi.
HISTORY OF VIOLENCE è già stato da molti salutato come un capolavoro, una
illuminata riflessione filosofica sul tema della violenza. Eppure, se di
riflessione si tratta, l’ultima opera di Cronenberg non sembra arrivare da
nessuna parte. Emerge tuttalpiù l’ineluttabilità della violenza stessa, ma
più che ad una meditazione ponderata l’impressione è di trovarsi di fronte
ad un’incursione semicasuale.
La trama, d’altra parte, è piuttosto scontata e lenta nel dispiegarsi, e lo
studio psicologico dei personaggi non appare sempre approfondito; in alcuni
casi, sfioriamo la vera e propria stereotipia (ad esempio con l’adolescente
Jack e con il suo nemico bulletto).
Resta piuttosto interessante il modo in cui Cronenberg nel film tratta la
violenza: si tratta di vere e proprie esplosioni inaspettate, di crudezza
estrema, che si esauriscono nel giro di pochi istanti. Il regista non si
sofferma su questi accessi truculenti se non alcuni secondi, tempo comunque
sufficiente a far sì che una sgradevole sensazione di nausea permanga per
tutto il film.
Il resto della pellicola, quasi a fare da contrappunto, si distende con un
ritmo più lento e riflessivo, volto a definire le reazioni psicologiche dei
personaggi, sebbene come detto non sempre con accuratezza. Il risultato è
comunque quello di un aggiramento di una climaticità ascendente che dà vita
ad un’originale struttura a picchi e distensioni.
Costituisce inoltre una positiva conferma l’interpretazione (giustamente)
mai sopra le righe di Viggo Mortensen, cui si accosta degnamente un ben più
navigato Ed Harris, mentre il resto del cast si mantiene tutto sommato nella
media.
Avventurandosi nei territori del reale, Cronenberg ha con questo film
l’opportunità di partorire un’opera ben più conturbante di qualunque altro
suo viaggio fantastico; eppure, qualcosa non funziona, e HISTORY OF VIOLENCE
risulta essere un film magari ben confezionato, ma nulla di più, a dispetto
delle intenzioni speculative del regista.
Voto: 23/30
21/12/2005 |