THE HULK
di Ang Lee
Con: Eric Bana, Jennifer Connelly

di Matteo FERUGLIO


La pellicola di Ang Lee dividerà in due: per alcuni sarà un bidone – o fuori metafora, una cazzata pazzesca – per altri un capolavoro. Non so dove si posizioneranno i cultori del fumetto, considerando che Lee (Ang, non Stan) si è preso parecchie licenze poetiche – tanto che la serie TV del ‘77 rimane la più fedele allo spirito e alle caratteristiche del personaggio – ma è certo che dal punto di vista semiotico questo film risulta al momento la trasposizione più simile al narrare per immagini tipico del Fumetto. Non siamo né dalle parti di DICK TRACY, portato sullo schermo da Warren Beaty nel 1991, e a mio avviso sottovalutato, né dei vari SPIDERMAN, BATMAN, DAREDEVIL o di JUDGE DRED (a proposito, quello è il primo film in cui si passa, nei titoli di testa, per le tavole dei Marvel Comics). Gli stessi XMEN sono più un prodotto del Singer autore che trasposizione filmica tout court dei personaggi di Stan Lee. In THE HULK, per la prima volta in un film di questo genere, le varie sequenze, grazie ad un uso accurato di splitscreens e di dissolvenze digitali (in cui proprio le immagini si trasformano in altro per adattarsi all’inquadratura successiva – come quando nelle tavole dei fumetti il disegno sfora e finisce nella vignette precedente, o magari soprastante) scorrono sullo schermo come l’occhio sulla pagina di un comic book. Nella stessa inquadratura diversi splitscreens ci mostrano la stessa sequenza ma da vari punti di vista; ad un tratto sembra quasi di percepire un rapido sfogliare di pagina. Da questo punto di vista Ang Lee è riuscito a trasportare la lettura del fumetto nella visione del film: perciò, capolavoro o cazzata tremenda che sia, mi sembra che si possa recuperarlo almeno dal punto di vista semiologico di lingua e parol. Ma aldilà degli splits che riproducono le vignette su vignette del fumetto, c’è poco altro da dire. Lee (Ang, questa volta), ha voluto dare una spiegazione scientifica alla nascita di Hulk risalendo all’infanzia del piccolo Bruce Banner: il padre (interpretato da Nick Nolte, ormai alla frutta, temo) dedito ad esperimenti genetici su se stesso che in pratica hanno lo scopo di verificare quanta energia possa assorbire un corpo senza conseguenze (o così pensa, il poverino) trasmette al figlio la propria mutazione genetica. Così, quando l’adulto Eric Bana viene investito dai raggi gamma, la mutazione trasmessa dal padre lo salva (la scarica di energia ucciderebbe infatti chiunque) ma va a scombussolargli un po’ l’adrenalina. Altra differenza sostanziale è che qui Hulk cresce, letteralmente, (ma che marca di pantaloni elasticizzati usa, sto incazzoso ragazzo?) e se andate a vedere il film capirete cosa intendo. Insomma, ennesima pellicola che poteva essere un bel film di fantascienza d’autore (parliamoci chiaro, ma è davvero lo stesso Ang Lee di BANCHETTO DI NOZZE, MANGIARE BERE UOMO DONNA e LA TIGRE E IL DRAGONE?) e che invece è il solito fracassoso blockbuster, peraltro pretenzioso (non crederete alla palla che vuole affrontare il tema del conflitto generazionale padre e figlio come ho letto da qualche parte?) dall’ovvio finale aperto (sarebbe stato Incredibile il contrario). Uscirete dal cinema con una certa malinconia per il fumetto (di cui ricordo benissimo la frase “Sto.. per.. diventare… HULK!”) e per gli occhi luminosi di Bill Bixby della serie TV, prima che facesse la sua comparsa il verde Lou Ferrigno con nasone, parrucca e pantalone attillato.
 

Sito ufficiale: http://thehulk.com

Su KMX: Giuseppe CRUDO alla sezione saggi
Altro link: http://www.stradanove.net

 

Voto: 24/30 per lingua e parole

Voto: 05/30 per la fedeltà al fumetto

25.07.2003

 


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