home

di Ursula Meier

con Isabelle Huppert, Olivier Gourmet

Altri interpreti: Adélaïde Leroux, Madeleine Budd

di Anna MANFREDINI

 

22/30

 

Home è un film di cui è difficile parlar male. Gli ingredienti per il successo ci sono tutti. Prima prova alla regia di un lungometraggio per l’assistente di Tanner, per di più franco svizzera. Una Isabelle Huppert da urlo, trattata con amore e devozione sia in abitino di pizzo che in tutona da ginnastica, che farebbe sembrare chiunque un muratore con poca fede nell’igiene personale tranne lei.

Un cast minimal ma très très chic.
Un battesimo alla Semaine de la Critique al Festival di Cannes 2008.
Ecco, forse questa è proprio la chiave per capire e in fondo apprezzare il debutto di Ursula Meier. è un film da Cannes.
è una favola ambientata ai bordi di un’autostrada costruita da anni ma mai inaugurata, dove vive una allegra e spensierata famigliola che gioca a hockey tra le corsie deserte e rende il bagno un affare di famiglia. Ai vertici troviamo, oltre alla Divina Isabelle che tiene gli altri al guinzaglio con un sorriso tutto miele, un orso Yogy in stivali da cowboy, ambiguamente interpretato da Olivier Gourmet.
Ben presto si fa conoscenza con la figlia maggiore Judith, che ama girare più nuda che vestita e farsi gli affari suoi purchè qualcuno la stia a guardare. A seguire la figlia di mezzo, ovviamente un po’ disagiata, traumatizzata da una sorella tanto ingombrante, il cui passatempo preferito è mettere a sistema i minuti che la separano da una qualche disgrazia. E infine troviamo Julien, figlio minore, classico cocco e allo stesso tempo vittima dei soprusi familiari. Tutto fila liscio come l’olio fino a quando il mondo non viene a bussare a suon di clacson alla porta della famiglia Brady. Che finchè vive nella casa nella prateria può anche permettersi il lusso di una serena abnegazione, ma quando si trova immersa nel traffico da esodo di Ferragosto, deve fare i conti non solo con i sinceri apprezzamenti dei camionisti per la figlia seminuda che prende il sole in giardino, ma soprattutto con ciò che sono e ciò che non potranno più essere.
L’autostrada apre, e l’inferno entra dalla finestra. Comincia un lento processo di chiusura che si trasformerà in condanna a forno crematorio. L’unica vaccinata nei confronti della vita, Judith, riuscirà ad andarsene, gli altri rinunceranno a costruirsi la piscina in giardino e cominceranno a costruirsi la tomba a suon di calcestruzzo e gommapiuma.
La claustrofobia familiare si avverte chiara e nitida, si apprezza in più occasioni la mano solare dell’operatrice della Meier, Agnès Godard, si ama incondizionatamente Isabelle Huppert, e tutte le donne del film, struccate e bellissime, nevrotiche ma meravigliose.
Lascia un senso di lieve insoddisfazione come tutte le metafore fini a sé stesse.
La famiglia è un isola felice che se si chiude al mondo soffoca in sé stessa, e deve ricordarsi di lasciare aperte feritoie che facciano entrare aria dal mondo esterno. La vita bussa sempre alla porta e voltarsi dall’altra parte non la farà tornare da dove è venuta. Mai cercare di attraversare un autostrada su un tacco 15, è pericoloso e discutibilmente utile. Questi gli insegnamenti che si evincono, assieme a evita di dare sonniferi a tuo figlio di dieci anni perché non sta proprio bene.
Ma considerato che è un debutto, si promuove ampiamente la Meier, se non altro per un finale sulle note di Nina Simone che lascia percepire nitidamente il calore del sole ritrovato sulla pelle delle guance.
 

17:01:2009

hoME

Regia Ursula Meier
Svizzera/Francia/Belgio 2008, 97'
DUI: 23 gennaio 2009
Teodora
Commedia