HEIST - IL COLPO
di David Mamet
con Gene Hackman, Rebecca Pidgeon e Danni DeVito



L'anziano Joe Moore (Hackman) alterna l'attività di artigiano riparatore di barche di lusso con quella di rapinatore insieme alla molto più giovane moglie e ai due fedelissimi compagni Bobby e Pinky. Durante un lavoretto in una gioielleria qualcosa va storto: il colpo riesce ma Moore senza maschera viene registrato da una telecamera del circuito di sicurezza interno. Ormai "bruciato", vorrebbe andarsene per mare con i soldi e la mogliettina ma il suo ricettatore, il perfido Bergman (DeVito), lo costringe ad effettuare un ultimo complicatissimo colpo e gli impone di utilizzare nell'impresa una sua persona di fiducia, un losco giovanotto di nome Jimmy Silk.  Moore accetta ma dovrà fare molta attenzione alle macchinazioni di Silk che oltre tutto ha messo gli occhi su sua moglie. Ancora un ladro gentiluomo, ancora un colpo impossibile per garantirsi la pensione, ancora loschi collaboratori che cercano di fregarsi il malloppo.  Anche se l'ultimo film di David Mamet, noto drammaturgo americano ora prestato al cinema (nella sua filmografia spicca l'intrigante LA CASA DEI GIOCHI) non brillava certo per originalità, le premesse erano comunque promettenti.  HEIST si presentava come un omaggio a certo cinema  di genere molto in voga soprattutto negli anni settanta - quei noir intrisi di cinismo e disincanto, popolati da "duri" motivati solo dall'avidità, da doppiogiochisti, da donne ambigue e letali, film dove prevale un pessimismo di fondo nei confronti della società, in cui il crimine paga e l'unico sentimento ad emergere è la lealtà nei confronti dei compagni, anche perché fidarsi della persona sbagliata può significare la morte - e per questo ha attirato l'interesse della critica quando è stato presentato fuori concorso alla 58^ Mostra del Cinema di Venezia. Il risultato finale è però, ahinoi, francamente indifendibile. Un film nato male: vecchio nell'idea portante (si insinua il vago sospetto che l'abuso recente di soggetti incentrati più o meno direttamente su un "colpo grosso"  sia un altro chiaro sintomo della carenza di idee che da qualche anno attanaglia il cinema medio americano); grossolano nella realizzazione (le scene d'azione sono impacciate, la tensione è pressoché nulla, e poi è passato il tempo in cui l'accumulo di colpi di scena, che ribaltano in continuazione la prospettiva della vicenda,  poteva sorprendere lo spettatore; adesso infastidisce e basta);  pasticciato nell'impianto narrativo che pur avrebbe dovuto essere pane per i denti del regista (i personaggi propendono verso la caricatura, la sceneggiatura si dipana tra ingenuità, trovate improbabili, dialoghi anacronistici). In questa delusione generale Hackman tiene su la baracca come può e fa comunque la sua onesta figura, ben coadiuvato da un gruppo di solidi caratteristi; resta imperdonabile invece la scelta autolesionista di utilizzare una "non-attrice" come la Pidgeon (nella vita moglie del regista, guarda caso) in un ruolo così delicato. Mentre attendiamo fiduciosi che Mamet toni a trattare temi a lui più congeniali,  gli amanti del genere possono stare tranquilli: all'orizzonte già si prospettano altri colpi impossibili, altri ladri gentiluomini, altri loschi compari che cercano di scappare con  il bottino.

Voto: 14/30

Loris SERAFINO
10 - 02 - 02


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