
Uno schermo
acceso.Immagini della caduta del muro di Berlino, sovrimpresse all'immagine
di Hermann, eroe della seconda serie, che fa l'amore con Clarissa. La storia
personale che si fonde con quella con la esse maiuscola in una unico flusso
onnicompressivo, APERTO per eccellenza.
Eppure, in questa terza serie i molti "rivoli" narrativi (la riunificazione
delle due germanie, il neocapitalismo trionfante, lo sgretolamento dei
Simon, l'amore sempre impossibile, anche dopo essersi ritrovati, tra Hermann
e Clarissa, e le storie di mille altri personaggi) hanno uno sbocco diverso.
Non più il finale potentemente chiuso delle prime due serie, ma un finale
aperto sulle inquietudini senza risposta delle nuove generazioni. Si respira
uno strano pessimismo in questa terza serie, culminante nella straordinaria
quarta puntata in cui un Hermann alla deriva vaga in un paese che, appena
trovata l'anima e l'unità dopo secoli di difficoltà e separazioni (a parte
la parentesi Bismarckiana, a posteriori disastrosa), scopre il disagio del
non avere più obiettivi, e la forza vitale muore con il patriarca Anton che
ne era il simbolo. Ma poi, il tempo torna a ripetersi, con le feste in
famiglia e i mille riti quotidiani che ne assicurano la continuità, in un
movimento sempre circolare e senza interruzioni. Infatti, quando Hermann
torna nell'Hunsrueck non raggiunge alcuna stanzialità, nessun banale
"cerchio che si chiude", anzi la nuova relazione con Clarissa non si fonda
sul focolare comune ma nel perenne peregrinare professionale di entrambi.
Ancora una volta, Reitz indovina uno stile miracolosamente fluido: ogni
scena viene frantumata in più punti di vista, più tracce, più centri di
attenzione. La sua regia non organizza un "testo", ma scorre insieme al
tempo. Tratteggiando un nucleo temporale mai esaurito, che si arricchisce
costantemente di nuovi frammenti.
Forse l'unica riserva può essere il personaggio dell'oste Rudi, senza quello
spessore che si esigerebbe dal perno narrativo di una puntata determinata
come l'ultima. Ma non importa, per la terza volta Reitz ha firmato un'opera
di importanza fondamentale per la cultura del novecento e oltre.
Voto: 30/30
01:09:2004
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