Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban
di Alfonso Cuaron
Con: Daniel Radcliffe, Rupert Grint, Emma Watson

E con: Gary Oldman, Alan Rickman, Maggie Smith, Emma Thompson

di Umberto PARLAGRECO


Ammetto di aver atteso con ansia e curiosità l'uscita del nuovo capitolo delle avventure maghetto inglese. Da buon fan sfegatato di Harry Potter, dopo il dovuto ripasso chino sul terzo libro di J.K. Rowling, mi son fiondato in sala pieno di buone speranze. In casi come questi, in cui l'aspettativa è molto alta, la regola è restare delusi; fortunatamente esistono le eccezioni. I precedenti capitoli diretti da Chris Columbus, altro non erano che un'operazione di marketing, una fedele trasposizione dei primi due romanzi di Harry Potter, film senz'anima.
Fortunatamente l'opera, vuoi per il cambio di regia, vuoi per la storia più "adulta", si eleva a prodotto artistico, pur non privo di difetti.
Harry Potter è cresciuto, non è più un bambino alla scoperta di un nuovo mondo, ma un adolescente; un primo difetto è che gli attori che interpretano i ruoli di Harry Potter, Hermione e Ron (rispettivamente David Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint) crescono più in fretta dei rispettivi personaggi, e se in questo film è una cosa su cui si può tranquillamente soprassedere, non so come il problema sarà affrontato nei prossimi capitoli, dove il Tempo avrà ovviamente aggravato la situazione.Ma torniamo al film.
Come sempre Harry trascorre l'estate dagli odiosissimi zii, e come sempre alla fine della bella stagione, torna alla scuola di magia di Hogwarts assieme agli inseparabili amici; la tranquillità della vita scolastica viene ben presto minacciata da un pericolo incombente: Sirius Black (Gary Oldman), pericoloso assassino, è evaso dalla prigione di Azkaban, assetato di vendetta nei confronti di Harry Potter. La trama sembra semplice e lineare, e così e nella prima parte del film, ma si complicherà riservando colpi di scena e situazioni inaspettate durante tutta le seconda parte.
Il cambio di regia si vede eccome: se Columbus era piatto, senza stile e troppo attento a particolari inutili (che alla fine spesso annoiavano), Cuaron è essenziale, tutto quello che vediamo è funzionale alla storia, senza nessuna digressione, compreso il Quidditch quasi assente. Cuaron preferisce costruire qualcosa di personale piuttosto che attenersi fedelmente alla storia: grazie a questa scelta abbiamo la fortuna di poter ammirare ambienti mai visti sinora (perlopiù esterni), possiamo assistere a tocchi di regia e soluzioni narrative molto eleganti ed "autoriali" e possiamo constatare la perfetta padronanza del Narratore dei tempi del Racconto (la parte finale è esemplare sotto questo punto di vista).
Anche il lavoro sui personaggi è notevole, notevolmente migliorati rispetto alle altre performance (soprattutto la deliziosa Emma Watson).
Il film però ha anche qualche difetto, diretta conseguenza delle scelte di Cuaron: il voler limare la sceneggiatura fino a renderla essenziale rende alle volte il susseguirsi degli eventi troppo frenetico, rischiando di confondere quei pochi spettatori a digiuno di Harry Potter; inoltre secondo me i talenti al servizio del film (da Emma Thompson a Julie Christie) sono forse poco sfruttati, anche se è vero che ci attendono altri 4 episodi.
Quel che è certo è che Alfonso Cuaron, sorprendente regista messicano di Y Tu Mamà Tambièn, lascia una pesante eredità al suo successore (Mike Newell), che avrà il compito minimo di confermare i passi avanti del film e possibilmente superarli.
Nel frattempo torno chino sui libri: prossimo obiettivo "Harry Potter e Il Calice Di Fuoco".
 

Voto: 27/30

15.06.2004

 


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