
Ammetto di aver atteso con ansia e curiosità l'uscita del nuovo capitolo
delle avventure maghetto inglese. Da buon fan sfegatato di Harry Potter,
dopo il dovuto ripasso chino sul terzo libro di J.K. Rowling, mi son
fiondato in sala pieno di buone speranze. In casi come questi, in cui
l'aspettativa è molto alta, la regola è restare delusi; fortunatamente
esistono le eccezioni. I precedenti capitoli diretti da Chris Columbus,
altro non erano che un'operazione di marketing, una fedele trasposizione dei
primi due romanzi di Harry Potter, film senz'anima.
Fortunatamente l'opera, vuoi per il cambio di regia, vuoi per la storia più
"adulta", si eleva a prodotto artistico, pur non privo di difetti.
Harry Potter è cresciuto, non è più un bambino alla scoperta di un nuovo
mondo, ma un adolescente; un primo difetto è che gli attori che interpretano
i ruoli di Harry Potter, Hermione e Ron (rispettivamente David Radcliffe,
Emma Watson, Rupert Grint) crescono più in fretta dei rispettivi personaggi,
e se in questo film è una cosa su cui si può tranquillamente soprassedere,
non so come il problema sarà affrontato nei prossimi capitoli, dove il Tempo
avrà ovviamente aggravato la situazione.Ma torniamo al film.
Come sempre Harry trascorre l'estate dagli odiosissimi zii, e come sempre
alla fine della bella stagione, torna alla scuola di magia di Hogwarts
assieme agli inseparabili amici; la tranquillità della vita scolastica viene
ben presto minacciata da un pericolo incombente: Sirius Black (Gary Oldman),
pericoloso assassino, è evaso dalla prigione di Azkaban, assetato di
vendetta nei confronti di Harry Potter. La trama sembra semplice e lineare,
e così e nella prima parte del film, ma si complicherà riservando colpi di
scena e situazioni inaspettate durante tutta le seconda parte.
Il cambio di regia si vede eccome: se Columbus era piatto, senza stile e
troppo attento a particolari inutili (che alla fine spesso annoiavano),
Cuaron è essenziale, tutto quello che vediamo è funzionale alla storia,
senza nessuna digressione, compreso il Quidditch quasi assente.
Cuaron preferisce costruire qualcosa di personale piuttosto che attenersi
fedelmente alla storia: grazie a questa scelta abbiamo la fortuna di poter
ammirare ambienti mai visti sinora (perlopiù esterni), possiamo assistere a
tocchi di regia e soluzioni narrative molto eleganti ed "autoriali" e
possiamo constatare la perfetta padronanza del Narratore dei tempi del
Racconto (la parte finale è esemplare sotto questo punto di vista).
Anche il lavoro sui personaggi è notevole, notevolmente migliorati rispetto
alle altre performance (soprattutto la deliziosa Emma Watson).
Il film però ha anche qualche difetto, diretta conseguenza delle scelte di
Cuaron: il voler limare la sceneggiatura fino a renderla essenziale rende
alle volte il susseguirsi degli eventi troppo frenetico, rischiando di
confondere quei pochi spettatori a digiuno di Harry Potter; inoltre secondo
me i talenti al servizio del film (da Emma Thompson a Julie Christie) sono
forse poco sfruttati, anche se è vero che ci attendono altri 4 episodi.
Quel che è certo è che Alfonso Cuaron, sorprendente regista messicano di
Y Tu Mamà Tambièn, lascia una
pesante eredità al suo successore (Mike Newell), che avrà il compito minimo
di confermare i passi avanti del film e possibilmente superarli.
Nel frattempo torno chino sui libri: prossimo obiettivo "Harry Potter e Il
Calice Di Fuoco".
Voto: 27/30
15.06.2004
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