
"Trascorro la vita cercando di adeguarmi al gusto degli altri".
Che sia questo il manifesto che riassume la morale del film di Agnès Jaoui?
Il gusto, uno dei cinque sensi che formano la corona del nostro sentire,
attraverso il quale cerchiamo quel piacere intrinseco che appaga e diverte.
E con la stessa meccanicità ci accostiamo agli altri provando di capire
cosa rappresentino per noi, ma soprattutto se soddisfino il nostro personale
egoismo estetico.
E la bravissima Agnès Jaoui cerca di indagare, di capire le dinamiche
che fanno si che ognuno di noi decida di vivere secondo i canoni altrui
e senza lo sforzo, invece, di spingerci verso il proprio sentire.
Una serie di personaggi che anche se appartengono ad ambienti sociali
diversi, cercano di avvicinarsi per scoprire se stessi. Una guardia del
corpo, un'insegnante di inglese depressa e in cerca della propria dimensione,
una cameriera, un imprenditore ignorante, un autista, una coppia gay,
tanti personaggi per un'unica scena le cui vite si intrecciano, si confondono,
si dividono.
Un cast bravo e verosimile, tra cui una splendida Anne Alvaro e un credibile
Jean-Pierre Bacri, per una sceneggiatura esaltante dai toni ironici ed
al contempo amari. Una ricerca interiore che muove proprio dal confronto
dialettico fatto di contraddizioni, scontri e ripensamenti, un gusto degli
altri che nasce dall'incontro diretto di opinioni e pensieri e che si
trasformano in profonde riflessioni.
Una crescita interiore che porta al sovvertimento generale delle proprie
esistenze e che ci porta verso destini tutti da scoprire.
Tecnica e concetto si fondono per creare un mix piacevole ed esilarante,
il quale testimonia pienamente la candidatura del film agli Oscar 2001
come miglior film straniero.
Già campione di incassi in Francia, IL GUSTO DEGLI ALTRI, battesimo registico
di Agnès Jaoui (interprete ed anche co-sceneggiatrice), si muove con intuizione
fresca ed innovativa nella sfera dei dubbi e le incertezze umane ma che
non dimentica di porsi in antitesi con un certo intellettualismo spietato.
Accettare se stessi muta le situazioni ponendoci in un rapporto simpatetico
con l'umanità circostante e ci catapulta in un dualismo conoscitivo inaspettato
ma allettante.
Un giocare a nascondino con se stessi che la Jaoui spia da lontano e vicino
alternando sequenze frontali, laterali o con piani incrociati analizzando
così, attraverso proprio il mezzo tecnico, la poliedria dell'animo umano.
Voto: 28/30
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