GUIDA PER RICONOSCERE I TUOI SANTI

di Dito Montiel

Con Chazz Palminteri, Rosario Dawson

63ma mostra del cinema di venezia

di Federica FERRARI

Prodotto da Sting con la moglie Rudie Styler A Guide to Recognizing your Saints è un film autobiografico in cui il regista Dito Montiel racconta la sua giovinezza per le strade del Queens a New York. Il non senso della violenza fine a se stessa, surriscaldata da un tasso emotivo devastante, fanno del film un tortuoso e pure affascinante viaggio attraverso l’inferno dei ricordi.
Le memorie della sua giovinezza iniziano a riaffiorare da quando Dito mette piede nel suo quartiere di origine, tenta di ricucire la sua relazione con il padre e incontra i suoi ‘saints’, i pochi amici di infanzia che sono adesso in prigione o morti. Dal momento in cui Dito si ritrova calato negli stralci di vita vissuta che gli hanno dato forma, un improbabile insieme di personaggi si schiude nel caldo afoso di quella lontana estate del 1986. Tra questi Laurie, la compagna di Dito, Mike O’Shea, uno scozzese trapiantato con un nome irlandese che sogna di diventare una Punk Rock Star, Giuseppe, un infaticabile, distruttivo e forse anche mentalmente instabile componente della gang di Dito e l’indimenticabile Antonio, il migliore amico di Dito dal padre violento.
“It was the worst of times” dice l’autore, e questo è ciò che riassume il tutto. Violenza senza riserve, abuso di droga, sessualità aggressiva e sistematica rottura delle norme sono fatti all’ordine del giorno per Dito e i suoi amici. Senza che ne abbiano la minima consapevolezza però. Del suo bighellonare per le strade, rovistare nell’immondizia, tacchinare ragazze e maltrattare immigrati il giovane Dito (Shia La Beouf) dice, "This is heaven". Ma il punto di vista spesso si confonde per il salto temporale che presiede allo sdoppiamento del protagonista tra giovane incosciente e adulto consapevole: il film intervalla lunghi flashbacks di quell’estate del 1986 al giorno presente, quando Dito ritorna a casa dopo quindici anni per affrontare il suo padre severo, in fin di vita.
Dal punto di vista dietetico la narrazione è difatti gestita sulla base di due plots che si intrecciano insieme. In uno, abbiamo ritorno a casa in cui Dito si riunisce coi vecchi amici e la famiglia. Nell’altro, Dito rivive nella mente una lontana estate calata in un passato fatto di con gangs rivali, conflitti con il padre e primi amori; quella estate in cui la scoppiettante energia portata dall’arrivo di uno studente dalla scozia fa capire a Dito che c’è di più nel mondo che il suo piccolo quartiere; quella stessa estate fatale che lo ha portato a scappare da New York per la California dove è diventato scrittore di successo. Se il culmine di violenza emotiva e fisica di quel lontano 1986 aveva portato Dito alla fuga per non dover affrontare il presente, il suo viaggio presente è un viaggio emozionale che lo porta finalmente ad affrontare le sue paure di infanzia.
Ci sono stati tanti film sul superamento dell’adolescenza, tanti da non far sentire la necessità di uno nuovo, ma questo rappresenta un esempio tipicamente ascrivibile al genere ed allo stesso tempo una riproposizione assolutamente originale e in chiave intimistica del tema delle gangs nelle metropoli americane. Quella sovrabbondanza di spunti visivi al limite della confusione, quel compiacimento nell’uso della soggettiva da una macchina da presa morbosamente attaccata ai personaggi, più che ingenuità di un esordiente alla regia – come gran parte della critica ha giudicato – andrebbero allora visti come effetti voluti a ricreare lo stato di confusione tra memoria e rivisitazione presente del ricordo. Assolutamente azzeccata in questo senso la colonna sonora, curata dal co-produttore Jonathan Elias, avvolgente, trascinante e ricercata al punto giusto nello stile di una produzione indipendente.
 

Voto: 27/30

09:09:2006

 

Tutte le recensioni di Venezia 2006

A guide to recognizing your saints
Regia: Dito Montiel
USA 2006, 98'
DUI: 09:03:2007
Genere: Biografico, Drammatico