La prima cosa che colpisce è che la
voce di Tom Cruise è cambiata: non più Roberto Chevalier, "voce
ufficiale", ma Riccardo Rossi. La scelta, voluta dalla DREAMWORKS e
giustificata dal fatto che Chevalier è anagraficamente più vecchio di
Cruise, disorienta: non che Rossi non dia il meglio di sé, ma abituati a
Chevalier, quando Tom Cruise/Ray
Ferrier recita fuori campo un po' si fatica a ricordarsi che è il
protagonista a parlare. Detto questo, veniamo al film, il secondo che
vede uniti la coppia Spieleberg-Cruise - e probabilmente l'ultimo, visto
il disagio del regista per le continue dichiarazioni di Cruise su
Scentology, che hanno messo in ombra il lancio del film. La trama
è presto detta, un padre assente cerca di salvare i suoi figli durante
un invasione aliena che sembra spazzerà via la razza umana: questa è
sostanzialmente la differenza tra la pellicola di Haskin del 1953 -
mentre per un interessante analisi comparata tra le differenze
romanzo/primo film rimandiamo a questo
articolo. La voce narrante che apre e chiude la pellicola di
Spielberg è - mutate mutandis -una citazione di quella che apre
la versione del '53, che qui sotto riportiamo: "Verso la metà del
ventesimo secolo nessuno avrebbe creduto che l'attività umana potesse
essere osservata così attentamente e con tanta penetrazione da
intelligenze superiori a quelle dell'uomo. Eppure, attraverso gli
infiniti spazi celesti, sul pianeta Marte, esseri dall'intelletto vasto
e spietato, esaminavano la nostra Terra con occhi vogliosi tracciando,
con fredda determinazione, i loro piani contro di noi. Marte dista dal
sole 225 milioni di chilometri e, da secoli, si trova negli ultimi stadi
del raffreddamento tanto che, di notte, la temperatura scende molto al
di sotto dello zero anche al suo equatore. Gli abitanti di questo
pianeta morente guardavano attraverso lo spazio con instrumenti di
eccezionale precisione, cercando un altro mondo in cui poter emigrare...
Di tutti i mondi che i marziani potevano osservare solo la nostra Terra
era la più temperata e possedeva un'atmosfera nebulosa indice di
fertilità. Gli uomini non sospettavano quale tremendo destino li
aspettasse e non si rendevano conto che, dalle profondità dello spazio
"qualcuno" li sorvegliava con tanto bramoso interesse...".
Vengono completamente rimossi i riferimenti
al Pianeta Rosso - non dimentichiamoci che nel 1953 siamo in piena
"Caccia alle Streghe" - mentre dal punto di vista visivo Spielberg
aggiunge un idea originale - che apre e chiude la pellicola, e che
riporta all'idea che "tutto è relativo": noi possiamo essere per altre
specie microbi da studiare, o da debellare, così come noi studiamo, o
debelliamo, i microbi del nostro mondo. Ma il senso della sequenza di
apertura e di chiusura, che peraltro racchiude il film in se stesso, in
una sorta di loop ideale, è anche un altro, vagamente
inquietante: prima o poi la Natura potrebbe liberarsi di noi come noi,
piccoli batteri, ci siamo liberati degli alieni succhiasangue - elemento
peraltro presente nel romanzo del 1898, così come i rumorosi Tripodi,
figli della Rivoluzione Industriale, sostituiti dai più anonimi e
silenziosi ufo della pellicola di Haskin.
Nel riadattare il film, non possono mancare i riferimenti all'America
post 11 settembre: il primo pensiero dell'americano medio appena attorno
a lui saltano in aria ponti e strade, è ad un attacco terroristico - ma
possiamo in alternativa giustificare tale affermazione dicendo che, in
effetti, un invasione aliena non è proprio cosa di tutti i giorni. Nel
remake non poteva più essere protagonista un professore di fisica
nucleare - topos di un certo cinema SF degli anni 50', e quindi datato:
la scelta cade così sul disinteressato padre di famiglia, operaio,
divorziato, che si darà il compito di portare sani e salvi i bambini a
Boston, dalla ex-moglie. In questo modo, oltre a rendere la vicenda più
anonima ("come si comporterà l'uomo comune in una situazione critica
come questa?"), Spielberg riesce nell'introduzione di quel "viaggio di
formazione", che gli è tanto caro: si pensi per esempio alla sequenza
dell'omicidio da parte di Cruise di Robbins, vissuto tutto attraverso
gli occhi (chiusi) della bambina.
Originale anche l'idea del Tripode nascosto
da millenni sotto terra, che viene "risvegliato" dopo tremende tempeste
i cui fulmini hanno fatto da veicolo per i loro piloti alieni: e la
tempesta paurosa e interminabile - "Ma quando finisce?", domanda tra le
lacrime una, a volte insopportabile, ma comunque brava, inevitabilmente,
visto che recita la parte di una bambina della sua età, Dakota Fanning -
è un altro rimando a quel sottotesto della Natura Onnipotente, che
dovremo sperare non si rivolga mai contro di noi. Forse non è un caso,
da questo punto di vista, che siano gli uccelli a suggerire che i
Tripodi non hanno più difese, né è casuale che la sequenza finale si
svolga in un area industriale, piuttosto che in una Chiesa, come
avveniva nel primo film: la Religione non è più la salvezza, forse potrà
esserlo la Tecnologia, ma la Natura, in fin dei conti, è ciò che ci
circonda fin dai primordi, in cui eravamo cellule prive di ragione, e
della Natura dovremo avere più rispetto.Loop.
Il film, che al di là degli effetti speciali
gode peraltro di sequenze di indubbio fascino, come quella degli abiti
che piovono sulla foresta spettrale, potrà forse non essere piaciuto a
chi si aspettava né più né meno che un film di fantascienza, o a chi
pretendeva da Spielberg una trasposizione del romanzo, con un invasione
di Londra nei primi anni del secolo: entrambi i gruppi, però, avranno
visto il
trailer
del prossimo KING KONG, presentato in anteprima. Un anticipo di quello
che sarà un capolavoro, e di quello che avrebbe potuto essere THE WORLD
OF THE WAR se a girarlo fosse stato Peter Jackson.
Voto: 27/30
29:06:2005 |