da TORINO FILM FESTIVAL 2004

THE GRUDGE
di Takashi Shimizu
Con: Sarah Michelle Gellar, Jason Behr, Bill Pullman, Ted Raimi

di Flavio GIOLITTI

In seguito all’assegnazione di un incarico presso una villetta dall’immancabile aspetto sinistro, una studentessa americana che vive e lavora in Giappone si ritrova coinvolta in una catena di sparizioni e morti violente precedute da inquietanti manifestazioni soprannaturali. Costretta dalle circostanze ad interessarsi al caso, la ragazza scoprirà che i fatti sono legati ad una maledizione generata da un fatto di sangue, e sarà costretta ad affrontare l’orrore in prima persona per sperare di avere salva la vita.
Dopo i consensi riscossi dovunque da THE RING, del quale è da tempo in preparazione un sequel, e l’acquisizione dei diritti di THE EYE, l’inarrestabile industria dei remake d’oltreoceano è tornata a pescare nel panorama dell’horror orientale. A finire nel mirino è toccato stavolta non ad una singola pellicola bensì ad un’intera saga, intitolata JU-ON, composta da due mediometraggi televisivi e da due film per il grande schermo che in Italia si sono visti presso alcuni festival prima di approdare parzialmente, in seguito a scadenti operazioni di doppiaggio, al mercato
dell’home-video e al circuito delle pay-tv. Sotto l’egida di Sam Raimi, il regista nipponico Takashi Shimizu si cimenta per la quinta volta col medesimo soggetto, ma quanto vi sia di suo è in questa occasione ben difficile da stabilire: nelle mani dello sceneggiatore Stephen Susco, la storia ha infatti subito modifiche radicali che ne hanno smorzato l’impatto in maniera notevole. Ambientato incredibilmente nello scenario originale, ma coi personaggi principali rimpiazzati dai volti più rassicuranti di note star americane (oltre a Sarah Michelle Gellar, inguardabile in tutti i sensi, ci sono anche il veterano Bill Pullman ed il giovane Jason Behr), il nuovo copione rinuncia volutamente a ricreare l’atmosfera livida e squisitamente onirica dei modelli per amplificare, calcando eccessivamente la mano, i rimandi ai vari RINGU di cui una volta tanto sarebbe stato meglio fare a meno, e le classiche scene ad effetto basate su letali presenze che si annidano dietro angoli ed anfratti scuri, fonte inesauribile di sobbalzi sulla poltrona se proposte in maniera adeguata, ma destinate alla lunga a cadere nel vuoto quando, come in questo caso, non vengono sapientemente dosate. Sicuramente felici di essere stati ancora una volta abbindolati con un surrogato nettamente inferiore agli originali, nel quale ogni singolo risvolto della trama viene (banalmente) spiegato per filo e per segno non lasciando spazio alcuno all’immaginazione, e lusingati forse dalle commoventi premure della censura, che pare abbia eliminato dalla versione definitiva quasi cinque minuti ritenuti inadatti agli animi sensibili, gli spettatori americani sono accorsi entusiasti, procurando ai produttori sostanziosi incassi ed incoraggiandoli ad annunciare immediatamente un inevitabile seguito; il pubblico europeo, da parte sua, si sta già preparando a seguire nuovamente l’esempio. Missione compiuta, e arrivederci al prossimo remake: Hollywood ha colpito ancora.
 

Voto: 20/30

29:11:04


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